La pandemia, cui pure dedica versi compassionevoli, ha in parte oscurato l’interesse per la pubblicazione qualche mese fa della raccolta poetica di Mario Trufelli L’indulgenza del cielo (Osanna Edizioni, pp. 228, euro 15). È il caso di riprendere il volume che ci dà una traccia esauriente per riscoprire – parliamo sempre di un vitale novantenne, nativo della lucana Tricarico, paese di Rocco Scotellaro – il percorso poetico di un autore che non ha paura di mostrarsi «frammentario» ed evocativamente «discorsivo».

Nel saggio del critico Franco Vitelli che accompagna il libro si cita Giorgio Caproni che così si esprimeva sulle prime poesie di Trufelli «Mi piace il tono di favola (di favola vera) che lei assume». La raccolta comprende 152 componimenti che trascinano il lettore in un viaggio emozionante dentro i miti della sua terra – e non sarebbe male rileggere il suo libro di memorie in prosa del 2003, L’ombra di Barone. Viaggio in Lucania, dove Barone è il cane di Carlo Levi – e di un mondo generale che ci circonda dove sembra smarrirsi il senso profondo della vita: «Sento che intorno a noi / ci sono tutti i volti del mondo».

L’autore sperimenta generi che vanno dall’impegno civile all’ecologia con la memoria preponderante («So dove mi porta il vento che sibila») ma che non resta prigioniera di se stessa e dei suoi «cavilli»: «Ho cose dappertutto, mi assiste / la storia / posso rinunciare / alla memoria». E domina l’amore per la vita sempre presente pur in un mondo ormai straniato: «Tengo strette le mie speranze / per non darle al pasto dei corvi». Naturalmente accompagnata dal desiderio di cambiamento profondo e radicale: «Tante facce cercano / un grido, un segno di ribellione».

Come un lungo racconto si assapora questa poesia colta e popolare. Dove non manca il «dialogo» con l’ombra di Scotellaro, a cui l’autore fece leggere i suoi primi versi: «È come un richiamo, Rocco / la tua vita si era fatta leggenda / ma nessuno più ti sogna». E l’andare indietro nel tempo, dalle poesie degli ultimi anni a quelle delle raccolte degli anni 50 del secolo scorso, sembra più in verità un andare incontro alla commozione eterna verso il genere umano.