Essere diversi è sempre una fatica e un impegno di auto conservazione quotidiano. Ma quando la diversità appartiene ai disturbi dello spettro autistico la vita intera è complicata. A raccontare le vicende di Addie, ragazzina autistica innamorata degli squali e delle streghe, è Elle McNicoll autrice scozzese esordiente, pluripremiata e neurodivergente anche lei, in Una specie di scintilla (pp. 192, euro 15).

UN LIBRO con cui la casa editrice Uovonero conferma un’attenzione specifica a questo tema: un interesse confermato anche dagli altri volumi in catalogo – valga per tutti la immaginifica trilogia della Lega degli autodafe di Marine Carteron – dall’utilizzo di font ad alta leggibilità, dall’impaginato non allineato e dalla stampa su carta opaca e spessa per rendere la lettura più facile anche a bambini e ragazzi con difficoltà di lettura. Non a caso Una specie di scintilla arriva in libreria proprio oggi, in occasione della Giornata di consapevolezza sull’autismo, istituita nel 2007 dall’Assemblea generale dell’Onu.

AUTISMO, una parola che nel linguaggio corrente e consueto sembra aprire la porta solo a enormi difficoltà e a complicate necessità di cura può, in alcuni casi e in alcune situazioni, essere una risorsa. Di questo parla la fantastica storia di Addie, alla quale danno fastidio le luci forti, che ha difficoltà a controllare le emozioni, che fatica a decodificare le espressioni sui volti delle persone, la cui grafia è orrenda ma non la capacità di raccontare storie.

PER ADDIE – e per sua sorella Keedie, neurodivergente anche lei – la vita è una maschera continua per sembrare «come gli altri» in un’aula con un’illuminazione sbagliata che le fa salire l’ansia, con la necessità costante di soffocare il bisogno di tranquillità visiva e acustica anche dentro una classe piena di compagni buoni o cattivi ma più spesso semplicemente indifferenti e inconsapevoli come il villaggio scozzese in cui lei vive con la sua famiglia. Una famiglia «normale», in cui si litiga e si studia, si lavora – tanto – e in cui si va ai colloqui con i professori che non capiscono, e quando si arrabbiano strillano ancora più forte peggiorando la situazione. Per fortuna a scuola c’è un’isola di tranquillità: «il mio cervello – spiega Addie – è molto visivo. Vedo ogni cosa in immagini concrete, e quando la gente usa la parola carino, penso al signor Allison, il bibliotecario».
Tutto sembra procedere nella normale, faticosa e tutto sommato serena normalità di Addie quando arrivano a sconvolgere le cose una nuova amica – al posto di un’altra che la ha abbandonata – e una nuova storia imparata durante la gita scolastica: quelle delle streghe uccise in paese nel Medioevo. Una vicenda lontana, a cui nessuna ha più voglia di pensare ma che riguarda Addie da vicino perché, secondo lei, le streghe erano prima di tutto donne diverse. Proprio come lei e sua sorella.