La Corte Costituzionale ha cancellato il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. L’anno scorso due coppie si erano rivolte all’Associazione Luca Coscioni perché una struttura vietava loro di accedere alla diagnosi pre-impianto. Assistite dagli avvocati Filomena Gallo, Gianni Baldini e Angelo Calandrini si sono rivolte al tribunale di Roma che ha sollevato due dubbi di legittimità costituzionale su cui la Consulta è stata chiamata a pronunciarsi. E ora?

La storia della legge 40 non è fatta solo di coppie che vanno all’estero per la fecondazione, o di aborti che si sarebbero potuti evitare con la diagnosi pre-impianto, o di scienziati che importano linee cellulari dall’estero.

E’ fatta anche di potere, incarichi e soldi. E mentre la giurisprudenza a poco a poco l’ha fatta a pezzi, nessuno ha pagato per le proprie responsabilità e nessuno ha chiesto scusa.

La legge è stata promulgata oltre dieci anni fa: da allora sono passate quattro legislature, sette governi, sette ministri della Salute, 13 presidenti della Corte Costituzionale. Sullo sfondo una società civile sempre più consapevole dei suoi diritti, purtroppo molti dei quali lesi dalla legge 40, tra cui quello per le coppie fertili e portatrici di patologie genetiche di accedere alle tecniche di fecondazione assistita, e in particolare alla diagnosi pre-impianto, sui cui siamo in attesa della decisione della Corte Costituzionale.

Nonostante 33 decisioni a loro avverse da parte dei tribunali e della Corte Costituzionale, c’è un piccolo cerchietto magico del quale vale la pena segnalare qualche nome. Partiamo da Eugenia Roccella, vicepresidente della Commissione affari sociali alla camera nel gruppo Ncd-Udc, con un passato da radicale nel Movimento di liberazione della donna. Roccella rivendica il sostegno a una legge che impone alle donne pratiche mediche dannose e scrive sul suo sito «mi sono schierata per l’astensione al referendum sulla Legge 40, nel 2005, contro la selezione genetica e quella che alcune teoriche femministe hanno definito ’espropriazione tecnoscientifica della maternità’». Nel 2009, da sottosegretario alla Salute, insieme con l’allora ministro Sacconi, all’indomani della sentenza della Corte costituzionale che cancellava il limite dei tre embrioni producibili e l’obbligo di contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti, convocò una conferenza stampa in cui dichiarò che nulla era cambiato («Resta il divieto di congelamento degli embrioni»). Non era così, ma puntare sulla paura degli operatori funziona sempre, e ci vollero mesi di diffide e azioni legali affinché nel pubblico si potesse crioconservare se necessario e avere più embrioni.

Terminato il Governo Berlusconi IV, Roccella lascia in “buone” mani le questioni bioetiche in ambito sanitario: stiamo parlando del suo braccio destro Assuntina Morresi. Come si legge dal sito del governo, Morresi «dal luglio 2008 al gennaio 2010, e dal febbraio al novembre 2011 è stata consulente scientifico del ministro Maurizio Sacconi, in relazione ai temi eticamente sensibili, ed in qualità di esperta in questo ambito ha partecipato ad audizioni parlamentari, ha fatto parte di alcune commissioni ministeriali e di un gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità. Dal luglio 2012 è consulente esperta del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Già consulente Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) su ’Aspetti etici, giuridici, normativi di biobanche di materiale biologico di origine umana’, è esperta della Consulta Nazionale Trapianti».

Nella sua qualità di “esperta”, Morresi difende tutti i divieti della legge 40, nessuno escluso, senza minimamente farsi impressionare dai parere quasi unanimi di tutto il mondo scientifico, degli operatori del settore, delle coppie, oltre che dalle sentenze della Corte costituzionale. L'”esperta” non sente ragioni e continua a fornire consulenze di parte alla Lorenzin.

Tra gli enti vigilati dal ministero della Salute, c’è l’Istituto Superiore di Sanità presso cui è costituito il Centro Nazionale Trapianti, diretto da Nanni Costa. Come fecero presente nel 2009 i senatori radicali Poretti e Perduca, nonostante le sentenze di condanna (la Corte dei Conti aveva allora confermato in appello la condanna nei confronti di Sergio Licheri, ex direttore generale dell’Istituto Superiore della Sanità, e Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, a risarcire 78 mila euro all’ente amministrato, per avere attribuito incarichi a due conoscenti personali di Licheri per due consulenze non necessarie al Centro nazionale trapianti) , «il signor Nanni Costa continua a rimanere in servizio come Direttore del Centro Nazionale Trapianti (Cnt). Inoltre, il 23 giugno scorso proprio a lui è stato conferito dal ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali l’incarico di coordinatore del nuovo Osservatorio sull’applicazione del decreto legislativo 191/07 alla procreazione medicalmente assistita (Pma), ente che pone in essere una sovrapposizione di competenze con il Registro nazionale Pma, istituito presso l’Iss con la legge 40/2004».

Non si comprende inoltre come mai il registro dei donatori per eterologa sia stato istituito presso lo stesso Cnt con aumento di spesa per lo Stato mentre il registro nazionale Pma avrebbe competenza su questa funzione e non vi sarebbe aumento di spesa per raccogliere i dati dei donatori. Addirittura, tra le informazioni che il Cnt chiede, insieme ai dati dei donatori, esce fuori una domanda sulla circonferenza del cranio dei nati da Pma eterologa: perché? Eppure il Garante della privacy nel 2005 ha vietato l’istituzione dei registri nati.
*Associazione Luca Coscioni