La giustizia parla di “truffa in banda organizzata”. Stéphane Richard, presidente di France Telecom-Orange, era ancora ieri per il secondo giorno in stato di fermo assieme a Jean-François Rocchi, ex presidente del Consorizo che ha gestito il passivo del Crédit Lyonnais, entrambi interrogati dalla polizia sul caso Tapie, che sta facendo tremare anche Christine Lagarde, direttrice dell’Fmi. Un magistrato, Pierre Estoup, è stato il primo della “banda” ad essere incriminato il 29 maggio scorso: faceva parte del collegio degli “arbitri” che hanno concesso 401 milioni di euro a Bernard Tapie, di cui ben 45 solo per “risarcimento morale”, per mettere fine al contezioso che opponeva dagli anni ’90 il controverso uomo d’affari al Crédit Lyonnais, nel caso della compra-vendita di Adidas. Richard era capo di gabinetto quando Lagarde era ministra delle finanze sotto la presidenza Sarkozy. In quel periodo, appena Sarkozy eletto all’Eliseo, prima il ministro Jean-Louis Borloo poi Lagarde accettano di chiudere il caso Tapie con l’arbitrato favorevole all’uomo d’affari. Richard deve spiegare agli inquirenti quale è stato il suo ruolo. Lagarde, che ha subito poco tempo fa un interrogatorio fiume durato due giorni, ha spiegato di aver deciso a favore dell’arbitrato senza subire pressioni da nessuno. Ma, attraverso l’interrogatorio della direttrice dell’Fmi, l’incriminazione di Estoup e il fermo di Richard, è tutto un sistema che poco per volta viene alla luce.

Si tratta degli anni di Sarkozy, “un sistema dove un gruppo, un clan, che ha voltato le spalle alle leggi della Repubblica, avrebbe utilizzato lo stato per servire i propri interessi”, ha riassunto Libération. Al centro di questo sistema c’è un uomo-chiave: Claude Guéant, capo della polizia tra il ’94 e il ’98, poi direttore di gabinetto di Sarkozy quando era ministro degli interni (2002-2004), in seguito segretario generale dell’Eliseo con Sarkozy e, nel 2011, a sua volta ministro degli interni. Adesso Guéant è anche sospettato di aver fatto sparire 250mila euro dei fondi speciali, in liquidi, che al ministero degli interni servivano per pagare sottomano i collaboratori e remunerare gli informatori (una pratica abolita da Lionel Jospin, rimessa in vigore dalla destra e ora di nuovo posta sotto controllo). Il nome di Guéant è anche al centro dell’inchiesta dell’affaire Tapie-Crédit Lyonnais. E non solo: altre inchieste sono in corso, dai sospetti su un eventuale finanziamento della campagna di Sarkozy del 2007 da parte della Libia di Gheddafi, fino all’affaire Bettencourt (finanziamenti illegali per Sarkozy da parte dell’anziana miliardaria proprietaria de L’Oréal). Il domicilio di Guéant è stato perquisito, i suoi conti bancari analizzati. L’ex ministro ha cercato di giustificare, anche goffamente, la circolazione di ingenti somme di denaro sui suoi conti (ha persino tirato fuori la vendita a prezzi esorbitanti rispetto alle quotazioni di mercato di due quadri di un oscuro pittore fiammingo). Guéant è anche sospettato di aver messo in piedi una diplomazia parallela, molto interessata all’Africa (e ai soldi dei dittatori del continente). In questo contesto, il fermo di Richard potrebbe permettere di chiarire qualche zona oscura del grande traffico di interessi che si è sviluppato ai tempi di Sarkozy.