Inebriato dai sondaggi che danno la Lega in netto calo rispetto a un mese e mezzo fa ma pur sempre sopra il 31% dei consensi (Pagnoncelli per il Corriere della Sera), e al contempo decisamente sotto pressione per il risentimento che monta nel popolo leghista e ai vertici di via Bellerio per la megalomania dimostrata in queste ultime settimane, cui molti attribuiscono la fine dell’esperienza di governo, Matteo Salvini supera se stesso.

Da un lato torna a tirare la giacca al capo dello Stato Sergio Mattarella – «Chi ha il potere di decidere, decida. Siamo ancora in tempo: il presidente della Repubblica ha sempre chiesto un Governo coerente e con un programma chiaro che possa lavorare per anni», dice da Pinzolo, in Trentino – dall’altro rompe con tutti, o quasi, anche con i possibili alleati di centrodestra.

A Silvio Berlusconi, che due giorni fa lo aveva rimproverato di aver «consegnato il Paese alla sinistra» indugiando nell’alleanza con il M5S e aveva puntualizzato che la vocazione maggioritaria del centrodestra non ammette l’ipotesi di in «un’alleanza di sovranisti e populisti», il ministro dell’Interno uscente ha risposto ieri dalla festa della Lega a Conselve, in provincia di Padova. «Messaggio ai naviganti di Forza Italia: noi non abbiamo bisogno di niente e di nessuno», ha detto crogiolandosi in un bagno di folla.

Manca solo che se la prenda anche con Giorgia Meloni, per completare il muro che lo asfissierà. Ma con la leader del partito d’ultradestra i punti in comune sono molti di più, e anche se al momento la Lega non ha aderito formalmente alla manifestazione indetta da Fratelli d’Italia nel giorno della fiducia al nuovo (eventuale) governo, preferendo lanciare invece la propria «marcia su Roma» del 19 ottobre, molti leghisti vi parteciperanno, senza bandiere di partito, come richiesto dagli organizzatori.

Salta agli occhi del Cavaliere invece soprattutto «l’inaffidabilità di Matteo». E d’altra parte è lo stesso popolo che il 15 settembre prossimo si riunirà in massa sullo storico pratone di Pontida che inizia a emettere più di qualche grugnito verso l’attuale leadership. Non a caso, Salvini ha intrapreso un tour nel Paese, soprattutto nel Nord, alla ricerca di un supporto che inizia a mancare.

Alle parole dell’ex vicepremier ha risposto compatta Forza Italia, con un fuoco di fila dal basso del suo 6% dei consensi (erano il 14% alle elezioni politiche 2018, sempre secondo Pagnoncelli). «Gli italiani meritano di essere governati da qualcuno che sa che si vota dopo 5 anni, non dopo 5 mojito – attacca la senatrice azzurra Maria Rosaria Rossi – ci troviamo di fronte a un capitano che ha mandato allo sbando se stesso, il suo partito e gli elettori che gli avevano dato fiducia». L’ex tesoriera di FI accusa Salvini di «delirio d’onnipotenza», mentre Mara Carfagna sfoggia sarcasmo: «Capiamo il momento di difficoltà di Salvini nello scoprire che i pieni poteri esistono solo nei videogiochi».

Dal nuovo coordinamento nazionale forzista arriva però ancora l’invito a «sederci intorno ad un tavolo per concordare la strategia migliore per vincere le prossime elezioni regionali e nazionali», nel nome di una coalizione di centrodestra «liberale, cattolica, riformista e garantista». La paura ora è che l’immaturità di Salvini possa «regalare al Pd e ai grillini l’Italia, l’Umbria e tanti altri tra comuni e regioni», come paventa la coordinatrice umbra di FI Catia Polidori, in vista della tornata elettorale del 27 ottobre prossimo per rinnovare il governo regionale dopo l’uscita di scena della dem Catiuscia Marini.