Il grande censore di Internet, salvato da Internet. Questo, in soldoni, il messaggio scaturito dalla scombussolata notte turca tra venerdì e sabato.

Nel corso della sua presidenza Erdogan aveva più volte oscurato la rete, per nascondere le proteste contro la politica del suo governo. Oscurati tanto i cittadini quanto soprattutto i kurdi. Così come i giornalisti, che di recente hanno avuto non pochi problemi, arresti compresi, in Turchia. Per quanto riguarda l’internet, questo continuo tentativo di imbavagliare la rete ha fornito ai turchi una sorta di contemporanea abilità per aggirare questi blocchi attraverso l’utilizzo di virtual private network (specialità in cui si distinguono anche i cinesi).

Più in generale i turchi hanno imparato ad ingegnarsi per superare i blocchi che via via Erdogan ha posto al mondo del web. Ma ci sono alcune specificità della notte del golpe che vanno sicuramente sottolineate. Innanzitutto il messaggio di Erdogan arrivato via Facetime. Il presidente, nel momento più drammatico della serata, quando si diceva fosse in fuga o agli arresti, si è palesato attraverso il software installato su tutti gli smartphone della Apple in diretta con la Cnn turca.

Mostrare il proprio volto e invitare la popolazione a scendere in piazza per difendere il governo, è considerato oggi da quasi tutti gli analisti il momento più rilevante di tutto quanto accaduto. Erdogan ha utilizzato la Cnn e le tivu private, dato il blocco imposto dai golpisti alla rete televisiva pubblica, in prima battuta. Ma il grande errore dei generali che hanno tentato il colpo di stato è sicuramente quello di non aver dedicato attenzione al web.

Un appunto non da poco fatto anche da una vecchia volpe, come l’ex generale Wesley Clark uno che per anni ha gestito battaglioni Nato in Europa. I manuali infatti parlano chiaro: per attuare un colpo di stato serve istituire subito la legge marziale, il coprifuoco e conquistare le stazioni televisive.

Procedimenti che i golpisti turchi hanno messo a segno (con qualche problema nella sede della Trt, dove è stato letto il comunicato che rendeva ufficiale il tentativo di rovesciare il governo in carica). Ma queste «regole» funzionano o hanno funzionato, non sempre, per i golpe «novecenteschi». Oggi bisogna fare i conti con la connessione permanente, con i social network e le app via smartphone. Lo spettro della comunicazione da gestire è più ampio e più complesso.

E allo stesso modo questo mondo tecnologico, indica anche alcune tendenze di natura comunicativa tout court per fare breccia nella popolazione. In un mondo di «idoli» e di «mode passeggere» per Erdogan era fondamentale mostrarsi vivo e cosciente e battagliero. Così come forse lo era per i golpisti, rimasti senza nome, senza storie, senza appeal da trasmettere ai propri eventuali sostenitori. Se queste «caratteristiche» che permeano l’opinione pubblica ai tempi del social fossero state – invece- sottovalutate dai generali, l’errore sarebbe ancora più grave: sottovalutare la forza dell’Akp e di Erdogan.

Lo spegnimento della rete annunciato nella serata di venerdì dai golpisti, in realtà, pare sia stato molto parziale. Twitter, ad esempio, ha fatto sapere di non essere stato spento: «non abbiamo motivi di essere stati bloccati, anche se abbiamo il sospetto ci sia un palese tentativo di rallentare il funzionamento di Twitter», hanno spiegato dall’account che gestisce la «policy» del social.

Questo ha consentito l’avverarsi di due cose rilevanti: al messaggio video di Erdogan di diventare virale sui social, tanto che è stato twittato anche dall’account ufficiale della presidenza del governo turco.

Una volta scesi in strada i supporter di Erdogan hanno poi utilizzato Periscope, il software per lo streaming via Twitter, per dimostrare la propria forza e presenza. Chiaramente parliamo di fenomeni che ne necessitano quanto meno altri due: le televisioni private e satellitari, la Cnn ha svolto un ruolo cruciale, e l’organizzazione dell’Akp.

Nonostante il tentativo di bloccare il «lavoro» del partito da parte dei golpisi attraverso l’occupazione delle sedi Erdogan ha potuto attivare la sua rete.

E questo probabilmente è l’errore tattico più clamoroso dei golpisti: pensare che Erdogan in vacanza non sarebbe stato un problema. Invece il «sultano atlantico», dal suo aereo personale, ha saputo sfruttare a pieno le moderne tecnologie così tanto combattute dal suo esecutivo, per salvare il suo potere. Il vero simbolo di questo tentato colpo di stato, è proprio il volto di Erdogan su uno smartphone. Specie se paragonato a golpisti per molto tempo senza nome e senza volto, un grave errore tattico nell’epoca dei «meme» e dei tormentoni on line.