Riuscite ad immaginare un giorno che sia solenne per qualche motivo (una festività, un anniversario, una ricorrenza) dove non ci sia una tavola apparecchiata o perlomeno un piccolo buffet? Basta che ognuno di noi ripensi alle occasioni importanti della propria vita (il matrimonio, la laurea, la nascita di una figlia, una rimpatriata fra colleghi di liceo, l’agognata pensione, perfino un funerale) per trovare conferma del fatto che gioie e dolori sono sempre accompagnati (e talvolta resi più sopportabili) da qualche boccone o, almeno, da un semplice bicchiere d’acqua o di vino offerti con affetto.

Le feste di fine anno non fanno certo eccezione. Anche se questa volta dobbiamo fare i conti con la rete a maglie strettissime costruita da decreti governativi, ordinanze regionali e comunali e, naturalmente, anche dal nostro buonsenso.

GIORNI SPECIALI. In questi giorni si intrecciano in tutte le culture ricorrenze e attese laiche e religiose: il Natale cristiano, la fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno, ma anche, un po’ più in là, la solennità induista di Pancha Ganapati in onore del dio-elefante Ganesh, la festa pagana di Yule a Stonehenge e molte altre, sempre collegate al passaggio astronomico del solstizio d’inverno e alla gioia per la luce che finalmente ritorna. Tutte occasioni per ritrovarsi, per scambiarsi doni (spesso commestibili) e per mangiare con gusto. Di più del solito, naturalmente, perché anche la quantità del cibo è segno importante della festa e perfino del rispetto e dell’attenzione che i padroni di casa hanno verso gli ospiti. Resta inteso che i giorni delle feste, certamente un periodo eccezionale (anche sul piano gastronomico-culinario), vanno vissuti intensamente, ma con la consapevolezza che non è mai opportuno mettere la testa sotto la sabbia e prescindere dai propri limiti fisiologici. Specialmente in questi tempi economicamente e socialmente non facili, non vanno dimenticati due pizzichi di sobrietà e di attenzione all’ambiente che rendono gradevole e sostenibile qualsiasi ricorrenza.

IL CIBO DELLA FESTA. Qualcuno, rimpiangendo i bei tempi andati, afferma che «è sempre carnevale». Devo dire che non sbaglia di molto. Nel senso che, come non esiste più la distinzione tra i vestiti della festa e quelli dei giorni feriali, anche a tavola è scomparsa la differenza fra il cibo di tutti i giorni (nutriente, ma nello stesso tempo semplice, povero di grassi e di proteine animali, di facile digestione) e i manicaretti delle feste, ben conditi e quindi anche di tutt’altro impegno digestivo e metabolico. Perfetti, tuttavia, per farci tenere a lungo le gambe sotto la tavola e prolungare così anche il piacere della compagnia e della chiacchiera. La produzione industriale degli alimenti festivi (ravioli e paste ripiene, lasagne al forno, dolci da ricorrenza, salse, ecc.) ne ha abbassato enormemente i costi e ci ha affrancato dal notevole lavoro di preparazione. Tanto che oggi possiamo tranquillamente mangiare tutti i giorni piatti e cibi che sono stati per secoli consumati solo in occasioni particolari. Travolgendo facilmente la capacità di adattamento del nostro metabolismo e anche, inutile nasconderlo, rinunciando in molti casi a generose dosi di qualità.

METTETE LE MANI IN PASTA. L’abitudine di servirsi troppo spesso del cibo industriale, pronto da cuocere o da mangiare, riduce di fatto le nostre abilità in cucina, perle preziose da consegnare a chi è più giovane. Se siete capaci di preparare la pasta al forno partendo dalla sfoglia fatta in casa e dalla besciamella realizzata con le vostre mani, è bene sappiate che se non coinvolgete in questa operazione figli e/o nipoti tramandando esperienza, piccoli trucchi e passione, tra qualche anno i vostri discendenti non potranno far altro che andare (tristemente) in rosticceria o al banco del supermercato. Almeno durante queste feste mettete dunque volentieri le mani in pasta, a garanzia della qualità del cibo, della salute del corpo e dell’equilibrata crescita psicofisica dei vostri figli e nipoti. E, naturalmente, anche della gioia e del piacere dei vostri commensali.

VOGLIAMO LA QUALITÀ! Cenoni e pranzi festivi, caratterizzati dall’abbondanza, non devono mettere in secondo piano la qualità. Il sapore buono infatti (ma non quello finto, sostenuto da additivi e miglioranti) è praticamente sinonimo di qualità eccellente degli ingredienti. Se volete dunque fare bella figura con i vostri famigliari e con gli ospiti e offrire loro cibi sani e salutari non lesinate sulla qualità. Ad esempio, se vi serve della farina di frumento, scegliete quella di tipo 2, leggermente più setacciata di quella integrale e adatta per realizzare la pasta fatta in casa e dolci leggeri ben lievitati. Dello zucchero bianco se ne può fare tranquillamente a meno. Anche a Capodanno. In Italia se ne consuma troppo (quasi 30 kg a testa all’anno). Il che contribuisce ad incrementare obesità, diabete e patologie cardiovascolari. Una alternativa per i dolci casalinghi, da impiegare con moderazione, sono gli zuccheri di canna non raffinati (panela, mascobado, rapadura) che oltre al dolce contengono anche vitamine (il gruppo B) e preziosi minerali (ferro, fosforo, calcio, magnesio e potassio). Oppure il malto, ricavato dai cereali (riso, orzo) e il miele biologico. È sorprendente, infine, come l’olio extra vergine d’oliva sia un ottimo sostituto del burro anche nella preparazione dei dolci.

NON DIMENTICATE I SEMI. Tutte le diverse varietà di semi oleosi (noci, mandorle, nocciole, ecc.) si confermano alimenti indispensabili per la salute dell’organismo oltre che augurio per una nuova e prospera annata. Contengono quantità importanti di fibre, proteine e antiossidanti, oltre a vitamine (la E e il gruppo B) e minerali (calcio, ferro e magnesio). Tuttavia, quello che conta davvero è il consumo quotidiano. Ricordiamocene, perché la fine del periodo festivo non li faccia scomparire dalla nostra tavola per molti mesi. È accertato che il consumo giornaliero (circa 30 grammi) di semi oleosi produce una riduzione della colesterolemia totale, del colesterolo Ldl e dei trigliceridi. Risultati significativi anche nei soggetti diabetici, cardiopatici e sovrappeso. Buone feste, anche a tavola.