E’ scoppiata una bomba. Il giorno dopo la decapitazione dei vertici della mega holding Infrastruttura Lombarde nulla è più come prima. E’ saltato uno degli snodi fondamentali su cui si è retto l’intero sistema economico e politico della regione più ricca d’Italia negli ultimi venti anni. Tutti adesso si affannano a cercare di limitare i danni. Si dice che l’inchiesta che l’altro giorno ha portato agli arresti dell’ex direttore generale mai sostituto Antonio Rognoni e di altre sette persone riguarda fatti del passato e non coinvolge direttamente la società che gestisce Expo. Ma nessuno può nascondere che il grande evento in programma il prossimo anno non è mai stato così a rischio.

Gli uomini arrestati gestivano ancora alcuni gangli vitali per la buona riuscita della fiera universale e tutta questa vicenda dimostra, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che l’era Formigoni non è mai finita. Il leghista Maroni in pochi mesi non ha potuto o non ha voluto davvero cambiare un sistema consolidato e pervasivo che per due decenni ha gestito la più grande mole di risorse pubbliche e private che circola a Milano e quindi in Italia. Su queste fondamenta è stato costruito uno dei più grande sistemi di potere del paese che, per quanto sia ormai al capolinea, crolla lentamente, un pezzo dopo l’altro, rischiando di travolgere anche chi vorrebbe cambiare verso o voltare pagina.

Le crepe che hanno consumato alla base questo enorme castello di carte sono visibili da tempo. Le inchieste che si sono susseguite hanno svelato il malaffare della sanità lombarda, le connivenze con la ‘ndrangheta, il perverso intreccio di interessi tra palazzinari senza scrupoli e banche, politici e capitale finanziario. Da una parte Cl tramite la Compagnia delle opere, dall’altra, qualche passo indietro, le cooperative più o meno rosse. Così sin dai tempi di Penati. Eppure questa mole di indagini e di riscontri forniti dalla magistratura sembrano scoperchiare solo la punta dell’iceberg di un rete infinita di relazioni compromettenti, di abusi di potere e di arroganza.

E’ questo mondo sempre più decadente e decaduto che ha fatto girare i soldi e le persone in Lombardia e non solo, e che continua nel suo gioco al massacro. Berlusconi è decaduto davvero, Formigoni si è dovuto dimettere, ma questa inchiesta dimostra che nulla è cambiato davvero. Al Pirellone governa sempre il centrodestra, Formigoni è senatore della maggioranza che sostiene Renzi e ministro delle infrastrutture responsabile per Expo è il ciellino milanese Maurizio Lupi, prossimo aspirante candidato sindaco delle destre a palazzo Marino.

Altro che passato, il caso di Infrastrutture lombarde riguarda il presente e il futuro prossimo. A partire da Expo sui cui ha voluto o dovuto scommettere anche il sindaco Pisapia che ora prende le distanze e plaude all’azione della magistratura, ma che con il potere della Regione deve sempre venire a patti per il bene di Expo. E con lui su Expo sta scommettendo, volente o nolente e non senza qualche azzardo, tutto il paese, come dimostrano le dichiarazioni preoccupate e preoccupanti di Giorgio Squinzi.