Carlo Fuortes amministratore delegato, Marinella Soldi presidente. Tutto fila liscio, nel consiglio d’amministrazione della Rai appena insediato al settimo piano di viale Mazzini. Solo il consigliere d’amministrazione scelto dai dipendenti, Riccardo Laganà, si astiene sui due nomi indicati dal governo, perché con l’attuale legge «che ha dato all’esecutivo un peso eccessivo», la formazione del cda «avviene senza alcun confronto preventivo sul mandato da portare a termine», spiega.

Non si prevedono sorprese nemmeno in vista di mercoledì, quando il nome della nuova presidente dovrà ottenere il parere vincolante dei due terzi della commissione parlamentare di vigilanza. L’idea di tentare una trattativa preventiva per portare alla presidenza dell’azienda non Soldi ma Simona Agnes (sponsorizzata da Forza Italia e eletta in cda in accordo con la Lega), ammesso che sia mai balenata dalle parti della destra di governo (ma soprattutto di Gianni Letta) sarebbe già stata accantonata.

Restano, sul campo della partita Rai, i cocci di una destra che fa sempre più fatica a restare insieme nonostante tutto. In primis, nonostante una parte sia al governo e un’altra all’opposizione. E così, dopo lo sfogo di giovedì per lo sgarbo fatto dagli «alleati» che si sono messi d’accordo per escludere dal cda Rai il meloniano Giampaolo Rossi, che oltretutto sarebbe stato l’unico esponente dell’opposizione nel board di viale Mazzini, Giorgia Meloni manda segnali di guerra. A Milano viene presentato in pompa magna il candidato sindaco del centrodestra, il pediatra Luca Bernardo, e in prima fila resta una sedia drammaticamente vuota: quella della leader di Fd’I. Tensione, parole forti tra i presenti, facce di circostanza e una specie di promessa da parte di Matteo Salvini: «La vicenda Rai si chiuderà con soddisfazione per tutti, ci sarà spazio per tutti, tutti avranno voce». Insomma, tranquilla Giorgia, a viale Mazzini le nomine non finiscono mai.