Tra i primi a dire che li avrebbe appoggiati c’è l’ex ministro Pdl della Giustizia Nitto Palma. Poi è arrivato Beppe Grillo che martedì, un po’ a sorpresa, dopo aver visto Giorgio Napolitano al Quirinale ha dato anche lui la sua adesione. Infine, ieri, è sceso in campo direttamente Silvio Berlusconi spronando il Pdl, durante l’ufficio di presidenza, a muoversi dando una mano anche dal punto di vista organizzativo. «Dobbiamo allestire gazebo in tutta Italia e invitare la gente a firmare», ha detto il Cavaliere ai suoi.
Probabilmente non si era mai visto tanto consenso intorno all’ennesima infornata di referendum proposta dai Radicali, una novità che avrà stupito favorevolmente il partito di Marco Pannella. Questa volta i quesiti sono ben 12, dalla giustizia all’immigrazione, dal divorzio breve al finanziamento pubblico. Su almeno due di questi, quelli riguardanti l’abrogazione della Bossi-Fini e del reato di clandestinità, si è già detto favorevole anche il Pd. Certo, come spesso accade ognuno tira l’acqua al proprio mulino, e in questo caso il Pdl punta soprattutto ai referendum sulla giustizia che stanno più a cuore di Berlusconi, come quelli sulla responsabilità civile dei magistrati e sulla separazione delle carriere (a quanto pare inseriti nel pacchetto proprio per tendere una mano al centrodestra), ma intanto si annuncia un livello di attenzione senza precedenti.
Della partita fa parte adesso anche Grillo, e la sua sembra essere un’adesione convinta seppure con qualche incertezza. «Generalmente i referendum e le iniziative dei radicali sono quasi tutte condivisibili», ha detto il leader a radio Radicale, lasciando chissà quali dubbi celati dietro quel “quasi”. Di sicuro tra M5S e Radicali non mancano i punti in comune, specie per quanto riguarda temi come la moralità della politica e la legalità, ma vedere adesso Grillo condividere sulla giustizia la stessa battaglia di Berlusconi un po’ stupisce. «Non so se Grillo volesse davvero sottoscrivere tutti i referendum, di certo ha avuto parole di elogio per Marco Pannella», dice il capogruppo 5 stelle al Senato Nicola Morra. «Noi comunque siamo dell’idea che qualunque occasione per ascoltare gli elettori sia positiva e i referendum impongono all’elettore di informarsi e di partecipare».
Qualche contraddizione, comunque, potrebbe nascere in seno al M5S. Come è già successo in passato, ad esempio, sullo ius soli. Grillo si era detto contrario e aveva criticato la ministra Cecile Kyenge che ne aveva parlato in uno dei suoi primi interventi. Alla Camera, però, il M5S ha già depositato un ddl proprio sullo ius soli, primi firmatari i deputati Sorial e Dadone, che potrebbe essere un buon punto di mediazione tra le varie posizioni dei partiti. Oppure il reato di clandestinità. Parlando una volta a un comizio Grillo è stato chiaro: «Se parli di clandestini la sinistra dice che sei razzista, non si siede a un tavolo e si chiede come cazzo è che c’è un clandestino qua», ha detto senza giri di parole. Cosa farà adesso che uno dei quesiti riguarda proprio l’abolizione del reato introdotto da Maroni quando era ministro degli Interni?
Finora il M5S non ha discusso che posizione tenere sui referendum. «La cosa importante per noi adesso è trovare risposte alla crisi», spiega Morra. Che ricorda anche come per le decisioni importanti il Movimento si rivolga normalmente alla rete: «E’ il nostro modo di procedere – dice – e probabilmente faremo così anche questa volta».