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Il caso Desokupa, uno strano soggetto politico

Il caso Desokupa, uno strano soggetto politico

Spagna L'impresa di estrema destra specializzata in sgomberi di alloggi occupati

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 luglio 2023

«Tu in Marocco, Desokupa alla Moncloa» recitava uno striscione che ha campeggiato a lungo nel centro di Madrid.. Perché un’azienda dedita a cacciare occupanti e inquilini morosi decide di lanciare una roboante ingiunzione di sfratto al premier socialista, proponendosi come improbabile alternativa? Perché Desokupa è sempre meno un’impresa privata del «settore sicurezza» e sempre più uno strano «soggetto politico privato». Lo studioso delle nuove destre Jaime Bordel la definisce «impresa ibrida».
Già a maggio Desokupa aveva manifestato contro Ada Colau, colpevole di non aver fatto sgomberare El Kubo e la Ruïna, due immobili occupati nel quartiere Sarrià, uno dei più ricchi di Barcellona. L’iniziativa ha permesso alle destre di spostare l’attenzione dal caro affitti e dalla penuria di case popolari alla «piaga delle occupazioni»; le regioni di Madrid, Murcia e Galizia, governate dalla destra, hanno cavalcato l’onda istituendo telefoni «anti okupa» ai quali però non si rivolge nessuno. D’altronde dal 2013, in Spagna, sono stati eseguiti 500mila sfratti, 38mila solo nel 2022.

DESOKUPA non è più l’unica impresa che si dedica a sgomberare alloggi occupati, anzi il settore è in piena ascesa, ma nessun’altra cerca una tale visibilità mediatica. L’azienda offre un variegato merchandising e il suo capo è diventato un popolare influencer; tv come Antena 3 o La Sexta lo invitano ai programmi di intrattenimento e a volte documentano in diretta, con grande enfasi, le gesta del giustiziere. A cosa mira l’aggressiva campagna di marketing? A moltiplicare contratti e guadagni, permettendo a Desokupa di conquistare nuovi territori; ad amplificare i classici slogan «legge e ordine» della destra; a ritagliarsi un ruolo politico collaterale al PP e a Vox. Ad aumentare a tal punto la popolarità del suo proprietario, Daniel Esteve – sostengono alcuni analisti – da consentirgli il salto in politica, anche se finora si è limitato a sostenere alcuni candidati di Vox.

Daniel Esteve, il suo capo, è spesso in tv per raccontare le sue gesta di giustiziere

Il catalano si è creato una «reputazione» nel web dedicandosi per anni a diffondere fake news e messaggi razzisti e omofobi; presenta le sue non come prestazioni professionali, ma come un servizio alla comunità. In questa narrazione Desokupa contribuisce a ristabilire l’ordine e la sicurezza per coloro la cui proprietà è stata violata cacciando «figure antisociali», a denunciare l’inettitudine delle amministrazioni «rosse» e ad affiancare la polizia. Prima di dedicarsi agli sfratti extragiudiziali, il 53enne ha fatto il buttafuori in una discoteca e si è dedicato alla boxe. Alla fine dei Duemila è approdato a un’impresa di recupero crediti, spacciandosi per immigrato russo. É stato arrestato due volte ma le accuse – associazione a delinquere, lesioni e minacce – non si sono tramutate in processi. Poi, nel 2016, si è messo in proprio e ha inventato Desokupa.

I SUOI «OPERATORI» sono buttafuori, cultori delle arti marziali, a volte ex detenuti e spesso militanti di organizzazioni nazi iberiche o dell’Est Europa. Gli energumeni si spacciano per rappresentanti legali della proprietà o mediatori, o addirittura per avvocati e poliziotti. In genere i muscoli e i tatuaggi bene in vista, le facce torve e l’ostentata aggressività convincono squatter e occupanti per necessità a cedere alla prima visita, insieme all’offerta di un migliaio di euro. Altrimenti, scattano le minacce e poi le irruzioni e le aggressioni. A volte le foto degli okupa presi di mira finiscono sui profili social di Esteve, con annessi indirizzo e numero di telefono.

PER RESTITUIRE gli immobili ai committenti – piccoli proprietari o fondi-avvoltoio che fanno incetta di alloggi – approfittano di un limbo legale. In otto anni Desokupa ha collezionato 28 tra denunce e inchieste, ma neanche una condanna. Unidas Podemos ha presentato una proposta di legge diretto a perseguire le imprese che «si dedicano a perseguitare, minacciare e intimidire persone vulnerabili». Ma il voto anticipato ha rinviato tutto alla prossima legislatura, ammesso che nelle camere ci sia una maggioranza progressista.

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