Ancor più degli stipendi di nuovo in ritardo, sia pur di alcuni giorni come già successo nel dicembre scorso, è la fitta nebbia che avvolge Alitalia ad allarmare, parecchio, gli 11mila addetti diretti dell’ex compagnia di bandiera. “La situazione è in costante e drammatico peggioramento”, fanno sapere i sindacati di categoria al termine dell’incontro con il commissario straordinario Guseppe Leogrande. Filt, Fit, Uilt e Ugl denunciano i ritardi nella erogazione dei fondi di ristoro Covid19 finora richiesti, circa 55 milioni di euro. Puntano l’indice contro l’Inps, che a loro dire sta bloccando i pagamenti della integrazione alla cig straordinaria, non certo anticipabili da una compagnia che perde fra i 40 e i 50 milioni al mese, mentre i collegamenti dell’intero settore del trasporto aereo sono al minimo storico a causa della pandemia.
Se a tutto questo si aggiungono poi i rapporti gelidi con la Commissione Ue e in particolare con la responsabile per la concorrenza, Margrethe Vestager, che ha chiesto lo svolgimento di un’asta europea per gli asset di Alitalia, provando a sbarrare la strada alla trattativa privata per il passaggio alla newco Ita di uomini e beni della compagnia aerea, indirizzando verso lo “spezzatino” e ribadendo che la Ue non ha intenzione di concedere nuovi aiuti di Stato, si capisce bene come l’affaire Alitalia sia diventato il primo banco di prova del nuovo governo. Che domani troverà a manifestare in piazza Montecitorio non solo i lavoratori Alitalia ma quelli dell’intero settore (40mila addetti diretti) del trasporto aereo. Con una seconda iniziativa di piazza indetta nelle ultime ore per il primo marzo sotto gli uffici Inps di Roma Eur, “per palesare al presidente e al direttore centrale degli ammortizzatori sociali le difficoltà economiche in cui versano tutte le lavoratrici e i lavoratori”.
Che strada sceglierà il governo guidato da Mario Draghi, che in Parlamento ha dettato la linea del “proteggere tutti i lavoratori ma non tutte le imprese”, mentre il suo predecessore Giuseppe Conte si era indirizzato sulla strada dello “Stato imprenditore”? Per certo uno stop allo spezzatino è arrivato nel corso dell’approvazione della legge di conversione del decreto Milleproroghe: “Il Parlamento ha dato un indirizzo importante al governo – fa notare Stefano Fassina di Leu – perché con il parere favorevole al nostro ordine del giorno, il governo ha assunto l’impegno a perseguire, nell’ambito del negoziato con la Commissione europea, l’obiettivo di preservare l’unitarietà degli asset di Alitalia, in alternativa al bando per la vendita in parti distinte di aviation, handling e manutenzione”.
Secondo Fassina, e anche secondo i sindacati, “evitare lo spezzatino di Alitalia è condizione necessaria, non sufficiente ma necessaria a costruire una solida compagnia di bandiera: adeguata sia sul versante interno che europeo e internazionale, e attenta a salvaguardare livelli e qualità degli occupati”. Il problema è che a Bruxelles hanno idee opposte, vista la decisione di sospendere il bando di gara per un “lotto unico”, e la richiesta di un nuovo bando. Con il rischio, appunto, della vendita separata dei tre settori di attività della compagnia aerea.
In questo scenario, la variegata composizione del nuovo governo aggiunge ulteriori variabili. Subito dopo l’incontro fra i sindacati e il commissario Leogrande, dal ministero per lo Sviluppo economico – guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti – è stato fatta richiesta di un “incontro urgente” per discutere del dossier Alitalia, sia con il ministero dei Trasporti di Enrico Giovannini, che con il ministero dell’Economia e finanze di Daniele Franco. Una mossa che non dispiacerà ai sindacati, che da giorni cercavano un confronto con il ministro Giovannini, e che domani manifesteranno spiegando a chiare lettere: “Dal nuovo esecutivo ci aspettiamo immediatamente una sede di confronto sulla crisi del settore; la proroga del blocco dei licenziamenti; ammortizzatori sociali adeguati per il superamento della crisi; una riforma del settore contro il dumping sociale e la concorrenza selvaggia, investimenti in progetti industriali strategici per garantire il futuro dei lavoratori e delle imprese”.