Sulla morte di Stefano Cucchi occorre «arrivare ad una verità il più possibile completa e aderente ai fatti». Ad auspicarlo è stato ieri il cardinale Angelo Bagnasco parlando a Genova. «Se chi ha responsabilità ha ritenuto di riaprire il caso c’è solo da augurarsi che le cose siano portate avanti con ulteriori elementi, così da arrivare ad una verità il più possibile completa e aderente ai fatti», ha detto il presidente della Cei. «Laddove ci fosse qualche aspetto d’ombra o di ingiustizia è necessario fare luce fino in fondo per rispetto alla vittima, ai familiari e alla società nel suo insieme». Intanto sempre ieri a Roma centinaia di persone, tra le quali molte famiglie con bambini, hanno risposto all’appello lanciato dalla famiglia Cucchi e dall’associazione Acad partecipando a una fiaccolata che si è tenuta davanti alla sede del Csm e intitolata «Accendiamo la verità». Oltre a Stefano Cucchi, per l’occasione un grande striscione ha ricordato altre vittime della malagiustizia, tra i quali Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Gabriele Sandri e Domenico Budroni. «Non vogliamo un capro espiatorio, né instillare odio nelle persone», ha spiegato l’avvocato Fabio Anselmo, che assite la famiglia Cucchi. «Gli imputati hanno tutto il diritto di essere difesi, ma sulla morte di Stefano ci aspettiamo delle risposte». La speranza adesso è di poter arrvare all’apertura di un nuovo processo e quindi a stabilre la vera causa delle morte del giovane geometra romano, che la famiglia attribuisce a un pestaggio subito subito dopo essere stato arrestato per possesso di droga. «Il processo è difficile, ma la verità è semplice. La vera causa della morte di Stefano è stata il pestaggio, ed è stato riconosciuto», ha proseguito Anselmo. «Finalmente si è aperto uno spiraglio e noi andremo avanti». è stato invece il commento della mamma di Stefano, Rita Calore. «Come ho sempre detto Stefano è morto dentro quattro mura dello Stato». Per la sorella di Stefano, Ilaria, la manifestazione di ieri dimostra che lei e la famiglia hanno avuto ragione a non arrendersi nella ricerca della verità. «Cinque anni fa, mio fratello è morto tra dolori terribili e solo come un cane- ha detto -. Quando dico che abbiamo vinto è vero, perché ora tutti hanno capito quello che è successo a Stefano. Adesso Stefano non è più solo».