Nell’ambito di un ragionamento confuso e contraddittorio che Renzi ha svolto a Porta a Porta qualche sera fa è risaltata l’affermazione secondo la quale l’ex presidente del Consiglio sarebbe disponibile a superare i capilista bloccati (vuol dire a toglierli?), che pure era stato uno dei punti caratterizzanti della sua legge elettorale: l’Italicum. Sarà per la concorrenza di Orlando alle primarie che ha già chiesto di superare questo obbrobrio; sarà per fare pressioni su altri interlocutori partitici; sarà per mettere in difficoltà la minoranza del suo partito, l’affermazione farebbe comunque ben sperare se non fosse che già altre volte Renzi ha detto di «essere disponibile» e che a lui «i capilista bloccati non sono mai piaciuti, sono stati un compromesso». Era l’ottobre 2016 e l’allora presidente del Consiglio portava avanti una finta trattativa con la minoranza interna al Pd per convincerla a votare sì all’imminente referendum costituzionale. Sappiamo come è andata a finire.

Precedenti non incoraggianti, dunque. Ma se quella di Renzi non è solo una boutade propagandistica – o, peggio, una manovra tattica che aggiungerà confusione a confusione – sarebbe un passo avanti (lo diciamo con tutte le cautele del caso) poiché un conto è dire che i capilista non gli sono mai piaciuti, un altro dichiarare di essere disposto a toglierli dalla legge. Il Comitato per il No e il Comitato contro l’Italicum, anche alla luce dell’esito del referendum del 4 dicembre, restano convinti che sia necessario eliminare questo caposaldo dell’Italicum, l’orrida legge elettorale già sanzionata dalla Corte costituzionale che ha cancellato il premio di maggioranza nel ballottaggio e obbliga al sorteggio per scegliere il collegio dei capilista pluricandidati e plurieletti.

Purtroppo, però, la Corte costituzionale non ha cancellato anche i capilista bloccati, cioè quel meccanismo che consente ai candidati di venire eletti automaticamente perché il capo partito li ha piazzati nel posto giusto al momento giusto. Una norma che porterebbe ad avere almeno i 2/3 di parlamentari nominati dai segretari di partito e quindi non eletti direttamente dagli elettori.

Varrebbe la pena ricordare che proprio in questi giorni in alcuni tribunali vengono esaminate le richieste degli avvocati «anti-Italicum» che fanno riferimento al Comitato per il No, tra le quali c’è anche la cancellazione totale dell’Italicum. Per questo il Comitato per il No e il Comitato contro l’Italicum hanno lanciato da alcune settimane una petizione, che ha già raccolto circa 25.000 firme, per chiedere al parlamento di approvare una nuova legge elettorale che abbia precisi capisaldi: cancellazione dei capilista bloccati per consentire agli elettori di eleggere tutti i parlamentari, senza eccezione; abolizione del premio di maggioranza insieme ad una correzione proporzionale del sistema elettorale in modo da ottenere una effettiva rappresentanza della volontà dei cittadini, condizione per ridare credibilità all’istituzione parlamentare.

La petizione verrà consegnata il 27 aprile ai presidenti di Camera e Senato: dunque c’è ancora tempo per firmare. E’ possibile farlo on line, tramite la piattaforma change.org «Restituire la sovranità agli elettori» o partecipando alle iniziative organizzate sui territori dai comitati locali che sono anche preziose occasioni di confronto e approfondimento. Come, per esempio, quella che si svolgerà mercoledì 3 maggio a Milano, con la partecipazione di Daniele V. Comero, Felice Besostri, Aldo Giannuli (Sala Facchinetti, Società Umanitaria, via S. Barnaba 48).

Nel frattempo, chissà, avremo avuto modo di capire se l’affermazione di Renzi è un fuoco di paglia o una vera novità. Raccogliere le firme sulla petizione serve anche a questo: tenere gli occhi aperti e vigilare per evitare che la cortina fumogena della propaganda diventi l’alibi per lasciare tutto com’è.

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