Nella capitale e in tutta la Russia le proteste e le manifestazioni non si sono interrotte neppure a Capodanno. Il 31 dicembre pomeriggio dopo un tam tam sui social network gli attivisti dell’opposizione di Mosca si sono dati appuntamento per un flash mob di protesta in Piazza Pushkin, nel pieno centro della città. Un modo inusuale per richiamare l’attenzione della gente indaffarata negli acquisti per il tradizionale cenone, sulla situazione dei detenuti politici in Russia. Secondo il portale Ovd-Info un folto gruppo di persone si sono assiepate intorno alla statua del celebre poeta russo innalzando cartelli con scritto: «C’è gente innocente in prigione! Libertà per i detenuti politici!». Subito dopo sono giunte sul posto delle camionette della polizia che ha proceduto al fermo di oltre trenta dimostranti. Molti altri manifestanti sono riusciti a evitare la misura cautelare confondendosi con la folla serale. Per 4 degli attivisti il fermo si è poi trasformato in arresto. Uno dei fermati dichiara di essere stato picchiato dagli agenti. Secondo quanto si è appreso del gruppo di fermati farebbero parte alcuni stranieri cittadini di repubbliche dell’ex-Urss e uno con passaporto americano. Più tardi nelle vie adiacenti del centro sono stati fermati alcuni altri giovani tra cui un minorenne, Alexander Kim, rilasciato poi nella mattinata di ieri dopo essere affidato ai genitori. Intanto davanti all’amministrazione del presidente si è tenuto ieri il 105esimo giorno consecutivo di presidio di protesta per gli arresti delle manifestazioni della scorsa estate.

ANCHE A KAZAN, capitale del Tataristan, la polizia è intervenuta per bloccare 2 iniziative non autorizzate la notte della fine dell’anno. Un corteo di automobili che intendeva dirigersi verso il luogo dove dovrebbe sorgere un inceneritore per i rifiuti provenienti da varie zone della Russia è stato impedito dalla polizia prima che si potesse incolonnare. Stessa sorte è toccata, ha riferito ieri il quotidiano Vecernje Kazan, a un rimorchiatore acquistato dal movimento denominato “Il principio” che intendeva installare alcune casette prefabbricate proprio davanti all’entrata dell’inceneritore e il conducente è stato arrestato. Il 19 dicembre scorso la tendopoli organizzata davanti all’ingresso del poligono era stata fatta a pezzi dalla polizia e 19 “campeggiatori” erano stati arrestati.

ANCHE LE AZIONI di polizia contro i Testimoni di Geova assumono una qualche sembianza politica. Il discusso movimento cristiano è stato posto fuorilegge nel 2017 con l’accusa di “estremismo” e da allora agisce nella Federazione Russa clandestinamente. Ma se in grandi città come Mosca e San Pietroburgo le riunioni private dei seguaci della confessione sono di fatto tollerate dalla polizia, in alcune zone del paese la repressione nei confronti del fedeli dei Testimoni di Geova è durissima e alcuni di loro sono stati già condannati ad anni di reclusione.

Proprio la notte del nuovo anno, riferisce il sito del Fsb, è stata fatta «irruzione in cinque appartamenti a seguito di un procedimento penale aperto contro i Testimoni di Geova». Si accusano le persone trovate in riunione «di aver predicato e scambiato letteratura proibita». Durante le perquisizioni sarebbe stata sequestrata «una grande quantità di letteratura e supporti di archiviazione elettronica» mentre a tali riunioni avrebbero partecipato altre persone «grazie all’uso di Internet» ovvero in teleconferenza.

«VIVIAMO IN UN PERIODO turbolento, dinamico, contraddittorio, ma possiamo e dobbiamo fare tutto affinché la Russia si sviluppi con successo, in modo che tutto nella nostra vita cambi in meglio» ha affermato Putin nel suo discorso alla nazione di Capodanno. Ma sono sempre di più i russi che dubitano di tali rosee prospettive. E i metodi di amministrazione del potere ogni giorno di più per molti cittadini assomigliano a quelli di un non lontano passato. Come nel caso di qualche settimana fa quando una riduzione teatrale del celebre racconto di Gianni Rodari Cipollino non ha potuto andare in scena perché considerata dalla direzione di un festival per scolari «politicizzata e poco adatta a un pubblico di bambini».