Nel salvadanaio storico del Banco del Mutuo Soccorso adesso c’è un’altra monetina d’oro. Anzi, due monete: perché doppio è il cd che, dopo lo shock di un’assenza improvvisa troppo forte, torna a far vivere «un’idea che non puoi fermare». L’idea stessa di Banco del mutuo Soccorso, accademia senza accademie del grande progressive rock italiano. Da quattro decenni. Francesco di Giacomo se n’è andato presto, il 21 febbraio scorso. Immaginiamo che il suo faccione finto burbero adesso si stia aprendo in uno dei suoi sorrisi struggenti a vedere che è successo nel frattempo, fra le fila del «suo» Banco.

Il Banco torna, ed è davvero, come diceva un verso di Francesco su E mi viene da pensare, un’idea che non puoi fermare. Tre vinili, se siete della schiera di chi adora il calore di suono dei vecchi padelloni tornasti in auge, doppio cd se le vostre orecchie sono abituate ai dischetti digitali.

In ogni caso, estrema attenzione per il dettaglio sonoro, tant’è che il consiglio è di ascoltare a volume adeguato per gustarsi la cura delle incisioni. Ha dichiarato Vittorio Nocenzi che Francesco «Non ha lasciato un’assenza, ma una presenza vivissima e vitale. Nei mesi successivi alla sua scomparsa sono accadute diverse strane coincidenze, tante piccole cose che personalmente ho letto come segni della sua inconfondibile presenza».

Ecco allora un’uscita come questa, contemporaneamente punto d’arrivo e punto di partenza per il Banco. E non si fa per dire. Il punto d’arrivo, magnifico regalo ai fan della band sparsi in tutto il pianeta sono diciotto brani dal vivo del Banco del Mutuo Soccorso raccolti fra il 2012 ed il 2013, dove troverete sontuose versioni di Cento Mani e cento occhi, Non mi rompete, Canto nomade per un prigioniero politico, ed altri brani da lucciconi.

Il punto di partenza sono cinquanta minuti di registrazioni inedite in cui il Banco ha scelto di moltiplicare l’assenza fisica di Francesco Di Giacomo nella presenza concreta e diversificata di tante grandi voci d’attore italiane. Hanno risposto all’appello Giuseppe Cederna, Giuliana De Sio, Alessandro Haber, Valerio Mastrandrea, Moni Ovadia, Rocco Papaleo, Toni Servillo, Franca Valeri. E così il prog rock si colora di umori teatrali classici e d’avanguardia, di bisbigli e di minimalismo.

Diventa un recital che è canzone e musica, e musica che si fa messa in scena. Esperienza destinata a replicarsi sui palcoscenici italiani, a partire dai prossimi mesi. In assenza della voce di Di Giacomo ci saranno i testi recitati in scena, fusione tra musica e parole che rammenta davvero altre stagioni del rock di ricerca.

Per l’occasione il Banco rafforzerà l’assetto ritmico, con un secondo batterista e un percussionista. Intanto Michelangelo e Vittorio Nocenzi, sulla spinta di «un’idea che non puoi fermare» sono già al lavoro sul prossimo capitolo del Banco, progetto che Francesco ha fatto in tempo ad abbozzare. Il Banco diventerà Banco Factory, una sorta di grande officina teatral-musicale allargata che produrrà Orlando, opera rock naturalmente ispirata all’Orlando Furioso di Ariosto.