Prima avrebbe avuto contatti con la Lega di Salvini e Lucia Borgonzoni. Poi, non convito del programma e comunque respinto dal Carroccio, si sarebbe avvicinato al campo del centro sinistra e del suo candidato presidente Stefano Bonaccini. Per sommi capi è questa la parabola politica di Carlo Fagioli, candidato nel listino personale di Bonaccini (la lista «Bonaccini Presidente» appunto) in provincia di Reggio Emilia.

UN IMPRENDITORE messo sotto accusa da praticamente tutte le forze politiche in regione per il suo passato. Le cronache raccontano che nel 2011 l’azienda di famiglia di Carlo Fagioli tagliò un appalto e 500 facchini indiani persero il lavoro via sms. Ci furono manifestazioni per mesi e uno sciopero della fame. Il tutto perché i facchini chiedevano il regolare contratto nazionale di riferimento. Carlo Fagioli all’epoca sedeva nel consiglio di sorveglianza dell’azienda di famiglia, guidata dal fratello. Dettagli importanti, ma il candidato Fagioli non fa distinzioni, dice semplicemente di «non avere nulla da recriminare», ricorda di aver sempre rispettato la legge e di non avere mai subito condanne. La stessa linea difensiva tenuta da Stefano Bonaccini che ha confermato e difeso il suo candidato ricordando l’assenza di sanzioni o condanne. «I facchini in quella vertenza sono stati sconfitti, è vero – ha spiegato ricostruendo i fatti l’ex segretario della Cgil di Reggio Guido Mora – Ma in quel frangente ‘legalità’ ha voluto dire una legge incapace di tutelare appieno i lavoratori».

I FATTI DEL 2011 sono stati riportati alla luce dall’ex segretario della Fiom di Reggio Emilia Sergio Guaitolini, oggi candidato nella lista di sinistra Coraggiosa, alleata proprio di Bonaccini. Fatti stigmatizzati praticamente da tutte le forze politiche in regione. Da Potere al Popolo a Fratelli d’Italia passando per il Movimento 5 Stelle. Silenzio dal Pd.

PICCHIA DURO la Lega, che dopo l’esplosione del movimento delle sardine aveva imboccato una campagna elettorale sottotono, e ora prova invece a riemergere. «E’ da due anni che Fagioli bussa alla nostra porta – ha detto la candidata Lucia Borgonzoni – Io sono felice se corre di là, quello che mi preoccupa è il concetto che Bonaccini ha di ’bravo imprenditore’: se mandare a casa con un sms per lui è ’buon lavoro’, anche di questo gli elettori prenderanno nota». Il riferimento è al programma del centro sinistra, che punta alla piena occupazione e appunto al «buon lavoro».
«Non si licenziano le persone con un sms», ha tuonato invece da Bologna Vasco Errani, senatore di Art.1, ex presidente della Regione prima di Bonaccini e ora coinvolto nel progetto della lista Coraggiosa. «Ci sono tanti altri imprenditori in questa regione che sanno fare impresa nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori», ha aggiunto Elly Schlein. Il perché Bonaccini abbia scelto proprio Fagioli non è chiaro. L’ex segretario della Cgil di Reggio però un’idea ce l’ha. «Lì il partito di governo non è più in grado di opporsi quando serve alle forze economiche, anche se queste sbagliano. Gli stretti rapporti tra Pd e quell’impresa andavano se non abbandonati almeno allentati».

SE QUESTE SONO le polemiche che stanno investendo la sinistra anche a destra le acque sono burrascose. Fratelli d’Italia ha appena perso 25 tra dirigenti e consiglieri comunali, scalzati nella gestione di partito e candidature dall’arrivo in massa degli ex berlusconiani di destra di Galeazzo Bignami, che ha infatti candidato alle regionali i suoi fedelissimi. Il tutto in un quadro che vede FdI, sondaggi alla mano, volare comunque al 10%, mentre Forza Italia diventare insignificante schiantandosi addirittura al 2%.