Baluba è chi appartiene a un gruppo etnico centro-africano di lingua Bantu. Ma è anche un termine che, spregiativamente, viene utilizzato per indicare una persona rozza, ignorante, incivile. Ed è proprio con questa parola che Meraf Villani, 24enne di Lecco di origine etiope, si è sentita apostrofare nei giorni scorsi dal candidato sindaco del centrodestra Giuseppe Ciresa, già assessore in altre amministrazioni a guida leghista. Un episodio che ha amareggiato la giovane, in corsa alle elezioni domenica e lunedì con la lista «Con la Sinistra Cambia Lecco».

Come si è sentita a essere definita così in pubblico?
Sicuramente non è stato piacevole, fa emergere chiaramente il pregiudizio, in questo caso, nei confronti delle persone di pelle nera. E denota tanta ignoranza. Mi sono sentita ferita, ha espresso un giudizio nei miei confronti senza neppure conoscermi. È il tipico processo di mettere tutte le persone in uno stesso calderone. Mi ha ferito che sia mancata la curiosità verso il diverso e le origini delle persone, esprimendo un giudizio che non tiene conto delle individualità.

Ma quella sera cos’è accaduto di preciso?
Durante un confronto elettorale tra i quattro candidati sindaci, (Ciresa per il centrodestra, Fumagalli per il Movimento 5 Stelle, Gattinoni per il centrosinistra, Valsecchi indipendente) Ciresa si è lasciato andare a una serie di affermazioni, figlie del pregiudizio e della discriminazione. Al termine mi sono avvicinata e gliene ho chiesto ragione, ma il nostro scambio non è andato come immaginavo. Alla fine, lui se ne è andato, pronunciando quelle parole nei miei confronti.

Il razzismo è una realtà, o almeno lo è stato per lei, anche in questa città di provincia? Oppure quello che hai raccontato è stato solo il primo episodio?
Nella mia vita sì, col passare degli anni, soprattutto in parallelo con le ondate migratorie si sono rafforzate paure e timori nei confronti dell’altro del tutto ingiustificate. Bene o male ci sono rientrata anch’io. Lo stupore che crea la mia persona, diversa dai soliti canoni che si attribuiscono al diverso, è anche questo segnale di un atteggiamento denso di pregiudizio: tu non sei come mi aspettavo che tu fossi. Con l’affermazione della Lega e lo sdoganamento del linguaggio d’odio, il sentimento razzista si è rafforzato. Mai come ultimamente mi sono resa conto di essere nera finora era mai stato un problema.

Anche nel suo caso?
Sì, come quando mi rivolgono affermazioni del tipo: “Come sai bene l’italiano”, “studi giurisprudenza?”. Normalità che creano stupore perché le aspettative nei miei confronti, determinate esclusivamente dal colore della pelle, non le prevedono.

Ha deciso di candidarsi anche per questo?
Non ho voluto impegnarmi per essere simbolo di niente e di nessuno: voglio solo essere me stessa con i miei ideali e i miei valori. Per questo mi sono unita alla lista «Con la Sinistra Cambia Lecco» perché ne condividevo l’orizzonte e gli obbiettivi: non lasciare indietro nessuno, a prescindere da colore della pelle o orientamento sessuale.