Donne incinte costrette a dormire e partorire sulla nuda terra. Bebè nati sul prato -morti o vivi?- i dati sono incerti, esposti come le loro madri alle intemperie, 38 gradi all’ombra, se hai la fortuna di trovare un posto sotto un albero. Se piove peggio ancora. Difficile crederlo, ma ci troviamo nel cuore d’Europa, in Austria, a Traiskirchen, centro di prima accoglienza per rifugiati. Amnesty international e Medici senza frontiere hanno visitato il centro il 6 e il 21 agosto, nei loro rapporti un elenco nutrito di violazione di diritti e degli standard anche più elementari.

«Si tratta di un fallimento di sistema, un emergenza umanitaria creata volutamente, disponendo l’Austria di tutte le risorse logistiche e finanziarie per gestire e risolvere la situazione» scrive Amnesty. Insomma si fa di tutto per non essere attrattivi e accoglienti. Il centro di Traiskirchen è sovraccarico, adatto per 1800 persone ne ospita 4500. 1500 sono senza tetto, vivono nel parco circostante. Un migliaio di minori senza genitori è abbandonato a se stesso. Contro questa vergogna nazionale come commenta la maggioranza dei giornali austriaci, sono sorte come funghi iniziative di welcome refugees della società civile.

Abbiamo preso il trenino, di altri tempi, che parte dall’Opera di Vienna, e in 45 minuti ti porta a Traiskirchen in Bassa Austria. Intorno al campo ecco una distesa di macchine che portano di tutto, sacchi a pelo, giocattoli, pannolini… non c’è oggetto, che non trovi. L’area intorno al campo ora è pieno di tende, portati dai singoli e gruppi che fanno a gara per aiutare. Due macchine sono arrivate da un paesino, da Lindach, due ore e mezzo di strada. «Dovevo reagire, è insopportabile quello che accade, senza motivo, siamo in un paese ricco» dice Thomas. Insegnante di musica, «sto bene, vorrei che anche gli altri possano stare bene». Non è così.

«Per il cibo nel campo bisogna fare lunghe file anche di due ore. Qualcuno sviene prima», ci dice Mustafa arrivato qui dalla Nigeria passando per Lampedusa. «In tre mesi che sono qui ho mangiato solo riso, solo una volta ho visto anche il pollo. Verdure non le ho visto mai. Stavo meglio a Lampedusa, dice, ma ormai non posso tornarci». Dai portabagagli escono casse di frutta, che finiscono in due minuti. Assaggiamo una zuppa di lenticchie, 50 litri portata da Nicole, «architetta ma ora solo mamma», la testa della bambina di 2 mesi e mezzo spunta fuori dal marsupio.

La gestione del campo, che il ministero degli interni ha affidato alla società Ors, una srl con sede in Svizzera -nel 2003 fu tolta alle ong perché criticavano il ministero- non comunica in alcun modo con i soccorritori intorno, in maggioranza classe media tra i 30 e 40 anni. Non potendo consegnare oggetti né entrare nel campo, hanno allestito un autobus gestito dalla Caritas dove lasciarli e metterli in ordine.

Il contatto avviene solo con i rifugiati che possono liberamente uscire, quelli già registrati, o attraverso i cancelli. In cerchio per terra in gruppo, con tele e colori, un ragazzo siriano, Mustafa disegna solo alberi col tronco spezzato, uno dopo l’altro. Ma c’è anche un sole col smily. «L’abbiamo pensata per i bambini, ma piace anche agli adulti» dicono le quattro amiche che hanno proposto quell’attività.

Precaria è la situazione igienica sanitaria. Docce miste per uomini e donne, senza porte ne tende denuncia medici senza frontiere. Pulizia insufficiente. 4 medici per 4000 persone, presenti solo il giorno, nessun pediatra. Fuori dal campo, ecco la struttura medica mobile messa in piedi spontaneamente, l’«Iniziativa consulenza medica Traiskirchen». Coinvolge un centinaio di medici di tutti i settori che si alternano ogni pomeriggio con tanto di personale sanitario e interpreti, un ambulanza dei Johanniter della diaconia per le visite.

I medici sono furiosi: anche a loro è vietato entrare nel campo, i gestori dell’Ors rifiutano ogni contatto. «È tutta una situazione assurda creata artificialmente, una vergogna, potremmo lavorare molto meglio entrando dentro e seguire così anche chi non può uscire» dicono. La media è di cento visite al giorno. Molti sono fortemente indeboliti dal viaggio e dalle condizioni di vita all’aperto.

C’è anche una psichiatra «C’è un ragazzo fortemente traumatizzato che ha subito torture e perso i genitori, cerco di alleviare almeno la situazione acuta in modo che possa dormire, mostrargli di essere sostenuto». Arriva un ragazzo che non ha potuto prendere i farmaci in farmacia. Nessuno gli ha detto che deve esibire il numero per l’ assistenza sanitaria, così come manca incredibilmente qualunque informazione essenziale. Incontriamo due donne giovani, una avvocato, altra internista, «Ci siamo offerti ai gestori del campo, ma non li interessava, così stiamo qui fuori a distribuire frutta e dolci».

Minian ha 14 anni, fuggito da solo dall’Afganistan, provincia di Gonar. Sta male, ogni sera una lotta per il letto. Di giorno nulla da fare. Vorrebbe che lo portassi con me come hanno fatto altre donne e famiglie con giovani rifugiati di cui ha sentito raccontare. Sto ritornando in Italia gli spiego, e li presento altre due donne, Karin e Melanie. Sono di un centro design, officina di stile, si scambiano i numeri promettendo delle iniziative insieme. Il comune di Vienna si è offerta di farsi carico di tutti i minori, con strutture adeguate ma il ministero degli interni non ha saputo organizzare il trasferimento.

Sultani Tahya, 20 anni ci fa vedere la sua carta di identificazione c’è scritto Siria, su quella del fratello Sultani Ali Reza Afganistan, insomma, neppure l’identificazione sembra funzionare. Sono sistemati separatamente, uno all’interno, l’altro fuori. I due fratelli non trovano il modo per segnalare e far correggere l’errore. Lo scandalo e l’indignazione crescenti per le condizioni e il caos di Traiskirchen, le denunce di Amnesty e Medici senza frontiere, le richieste di dimissioni della ministra degli interni del partito popolare (Oevp) Johanna Mikl Leitner da parte di Verdi e settori socialdemocratici oltre ai movimenti hanno costretto il governo di coalizione tra Spoe e Oevp a reagire.

Oltre forse alla consapevolezza che si rischia a fare il gioco delle campagne d’odio della destra di H.C. Strache della Fpoe che vola nei sondaggi. Prime misure sono state prese gli ultimi giorni : un maggiore potere centrale per distribuire i rifugiati nelle regioni, e la nomina di un coordinatore centrale, Christian Konrad, un manager bancario di riconosciute capacità, con esperienze di lavoro nel sociale e con le ong. Il 7 settembre una delegazione della commissione europea farà visita al campo di Traiskirchen. Lunedì 31 la manifestazione Mensch sein in Oesterreich (essere persone in Austria) convocata da quei gruppi e singoli nati spontaneamente per aiutare i rifugiati.