Aldo Carra ha lanciato un appello affinché i «giovani e, soprattutto, le tante giovani donne impegnate nelle associazioni, nei movimenti, nell’attività politica di base, che hanno competenze e passioni da vendere trovino il coraggio di scendere in campo», inteso come il terreno dell’azione politica nelle istituzioni attraverso la rappresentanza elettorale. In Grecia il movimento anti austerity è stato decisivo per far nascere Syriza, come lo sono stati gli indignados in Spagna. Senza questa spinta dal basso i vari tentativi di «ricomposizione» della sinistra politica appaiono manovre a tavolino di un «ceto politico» attento solo a frenare il proprio declino. In Italia, in mancanza di movimenti travolgenti, di leader capaci di bucare lo schermo e, per contro, in presenza del M5S che copre benissimo l’incazzatura «anticasta» e di un partito del premier che copre benissimo l’interclassismo nazional-popolare, cosa si può fare? Carra propone di incominciare a lavorare dalle fondamenta e in modo partecipato, aperto, inclusivo. L’obiettivo è di incominciare ad abbozzare una «carta dei valori» di «una nuova sinistra». E di farlo prestando attenzione al metodo; adottando un modello wikipedia, cioè, in creative commons, senza diritti di autore (leggi: primogeniture, supremazie dogmatiche, recinti) e con la disponibilità di mettere in comune di tutti tutto ciò che si ha a disposizione: idee, esperienze, risorse.

Carra propone di partire gettando due plinti dei primi due pilastri: il lavoro, cioè cercare di capire «che fine hanno fatto oggi le classi sociali», e, secondo, quale «modello di democrazia» può dare oggi una risposta alla crisi della democrazia rappresentativa.

Stupendo! Sono convintissimo che la crisi della sinistra (cioè, di un’idea di società capace di esaltare sia le libertà individuali sia l’equità sociale), ben prima di essere elettorale, derivi da cedimenti culturali, da una perdita di visione e, di conseguenza, di un progetto di società convincente, attrattivo, tanto da far scattare la molla dell’impegno in quei giovani e in quelle giovani a cui si rivolge Carra che non credono più in questo modo di fare politica.

E ne hanno scelto un altro – ai loro occhi – più bello, più soddisfacente, più concreto e più utile: quello praticato dai movimenti, dall’associazionismo che realizza relazioni interpersonali e sociali più umane, più attente agli altri e più responsabili verso l’ambiente.

Loro sono già «scesi in campo» e ci giocano tutti i giorni.

E’ la sinistra politica italiana che è uscita da tempo da quel campo.