Quella dei morti di Brumadinho, in Brasile, è una triste contabilità che viene aggiornata continuamente. A poco più di un mese dal crollo della diga mineraria, il bilancio è salito ieri a 186 morti. Ma 122 persone risultano ancora disperse.

Una tragedia che segnerà per sempre il territorio e la vita della popolazione. Ma è anche il contatto col fango tossico a generare allarme. Il pericolo di contaminazione è reale per le persone che vivono nell’area del disastro e lungo il corso del Rio Paraopeba. E sono centinaia i vigili del fuoco e gli agenti della difesa civile che hanno lavorato per settimane in mezzo al fango e che sono particolarmente esposti ai fenomeni di contaminazione. Nei fanghi è presente un campionario di sostanze (ossidi di ferro, ammoniaca, silicio, nichel, arsenico), in grado di contaminare suolo, aria, acqua, alimenti. Saude Popular, uno spazio di notizie per una medicina popolare, segnala che alcuni operatori, sottoposti ad analisi, registrano una elevata concentrazione di metalli nel sangue.

 

foto Afp

 

LE AUTORITÀ SANITARIE, che in un primo tempo avevano dato risposte tranquillizzanti, hanno deliberato di monitorare per 20 anni tutti coloro che stanno operando nell’area, coinvolgendo i ricercatori dell’Università di Minas Gerais e Medici senza frontiere. Ed era stata Saude Popular a denunciare per prima i sintomi di intossicazione che gli abitanti di Brumadinho presentavano a pochi giorni dal crollo: dermatiti, problemi respiratori e gastrointestinali. Altri disturbi possono comparire a medio e lungo termine, coinvolgendo sistema nervoso ed endocrino. Da qui la richiesta delle comunità locali di estendere il monitoraggio, nel futuro, a tutta la popolazione di Brumadinho.

Viene riportata la testimonianza di Marina Abreu Corradi, medico di famiglia e di comunità, insegnante presso l’Università cattolica di Minas Gerais. La specialista ha operato in questi anni nelle zone interessate dal crollo della diga mineraria di Mariana, nel 1985.

QUELLO CHE EMERGE è un quadro preoccupante da un punto di vista sanitario, con molti abitanti che, a distanza di tre anni, presentano gravi disturbi nervosi, dermatologici, respiratori. Anche Daiana Elias Rodrigues, che fa parte della Rete nazionale dei medici popolari, volontaria a Mariana, afferma che, in questo tipo di catastrofi, i problemi alla salute si manifestano nel breve, medio e lungo periodo e in ognuna di queste fasi è necessaria una specifica attività di sorveglianza sanitaria.

LA RETE DEI MEDICI POPOLARI, dopo il crollo di Mariana, aveva posto l’esigenza di monitorare la salute degli abitanti dei municipi del bacino del Rio Doce, contaminato per 600 km fino alla foce nell’Oceano Atlantico. Questo monitoraggio ha anche consentito di comprendere come la rottura di una diga può causare una brusca alterazione dell’ecosistema, che può creare le condizioni favorevoli, in alcune zone del Brasile, per lo sviluppo di dengue e febbre gialla.

 

La protesta dei familiari delle vittime (Afp)

 

Ora è il Rio Paraopeba, che attraversa Brumadinho e altri 35 municipi, a essere contaminato per 250 km. La sua acqua non può essere più usata dalla popolazione nemmeno per irrigare i campi, in un’area in cui l’agricoltura familiare svolge un ruolo fondamentale. Intanto vanno avanti le iniziative per costringere la società mineraria Vale a indennizzare le popolazioni colpite. La Vale non si assume la responsabilità del crimine e ha rifiutato, fino ad ora, qualunque accordo per un sostegno emergenziale alle famiglie, cercando di usare lo strumento delle «donazioni», piuttosto che riconoscere un indennizzo che vada avanti fino alla riparazione del danno. La società propone il pagamento di 1000 reais al mese (circa 230 euro) per ciascun adulto e per un solo anno. Solo ai nuclei familiari che abitavano o avevano una attività produttiva in prossimità della diga, viene proposta una cifra addizionale di 5 mila reais.

I RAPPRESENTANTI delle comunità hanno rifiutato con decisione queste offerte. Ma in Brasile è in atto anche una corsa contro il tempo per prevenire ulteriori disastri causati dal cedimento di dighe. Sono un migliaio le dighe minerarie presenti nel paese. Sono quelle dette “a montante” che presentano il pericolo più grave, perché sono sbarramenti che si appoggiano su materiali di sedimentazione che si sono precedentemente accumulati. Queste dighe subiscono un processo di erosione interna che determina la “liquefazione” dei materiali. Si tratta di strutture che, per loro natura, sono destinate a crollare.

Il 18 febbraio scorso il Ministero delle miniere e dell’energia ha varato una serie di misure urgenti per lo smantellamento o la modifica di tutte le 84 dighe “a montante” che risultano in attività. In particolare, sono 43 le dighe definite ad «alto danno potenziale» e la cui rottura può avvenire improvvisamente, causando gravissimi danni alla popolazione e all’ambiente. La situazione è talmente grave che è stato stabilito il termine del 15 agosto 2021 per il completamento delle operazioni di smantellamento.

MA BRUMADINHO non è solo attività mineraria. In una antica fazenda ha sede l’Istituto Inhotim, il maggiore museo di arte contemporanea a cielo aperto del mondo. Sono presenti 500 opere di 100 artisti di 30 paesi: pittura, scultura, disegni, fotografie, video. L’arte si combina con un giardino botanico che si estende su un’area di 400 ettari, con 4000 specie di piante coltivate. Dopo il disastro il parco è rimasto chiuso per 15 giorni. Ora ha riaperto. Dalla natura e dall’arte può partire la rinascita.