L’analisi di Christian Raimo pubblicata mercoledì dal manifesto sul dramma dei rifiuti a Roma coglie, tra gli altri, un punto nevralgico: nella Capitale la monnezza sta senza dubbio diventando – l’ossimoro è particolarmente efficace – un’emergenza cronica. Senonché, basta provare ad allargare lo sguardo per accorgersi che il tema è molto più generale, e per questo (se possibile) ancora più preoccupante. In questa città tutto, non soltanto la questione dei rifiuti, viene ormai cronicamente affrontato in modo emergenziale: trasporti, accoglienza, casa, perfino la gestione del verde pubblico (per cui a un certo punto si sono addirittura immaginate surreali squadre di ovini brucanti) sono sistematicamente affidate al piccolo cabotaggio. La politica, si direbbe, rifiuta ciò che le sarebbe proprio, cioè la responsabilità di fare le scelte necessarie per risolvere i problemi alla radice, e soprattutto non è portatrice di una visione complessiva di città che vada oltre gli interessi contingenti del qui e dell’ora.

È, per la verità, una deriva che parte da lontano. Da anni, con una frequenza che è andata man mano aumentando fino a diventare frenetica e con una disinvoltura sempre maggiore, si percorre la strada delle ordinanze contingibili e urgenti, come se fossero strumenti risolutivi, con la conseguenza (inevitabile) di lasciare perennemente irrisolti i nodi cruciali della città. Il tutto in un contesto nel quale non mancano elementi di proposta, talora preziosi, provenienti dai movimenti politici, dalle realtà associative, dai comitati di cittadini e dalle altre espressioni, più o meno organizzate, della cosiddetta società civile. Ma, come sottolineato da Raimo, quelle proposte difficilmente trovano spazio nella discussione pubblica e nel dibattito politico. Gli esempi, talora eclatanti, non mancano.

Due anni fa, come Radicali, con il trasporto pubblico praticamente al collasso abbiamo deciso di coinvolgere i romani in un possibile processo di cambiamento attraverso il referendum “Mobilitiamo Roma”, del quale l’amministrazione (specialmente questa amministrazione, nei proclami la più votata di sempre alla partecipazione popolare) avrebbe dovuto farsi la prima promotrice. Sappiamo tutti che l’iniziativa finì invece per risolversi in una metodica opera di boicottaggio, con lo scopo scientifico di chiudere gli spazi di discussione anziché aprirli.

Oggi lo stesso schema si sta riproponendo con le delibere di iniziativa popolare sui rifiuti presentate da noi, con la campagna “Ripuliamo Roma”, e dal comitato Zero Waste. Preso atto dell’inconsistenza di questa giunta e della necessità di offrire elementi di proposta nel vuoto pneumatico di una gestione del tutto situazionista, due movimenti diversi hanno pensato di elaborare soluzioni possibili per un dramma che rende infernale la vita dei cittadini. Su entrambe ci confronteremo lunedì 17 giugno, nella sala consiliare del III municipio, e non possiamo che ringraziare questo quotidiano che sta offrendo, ancora una volta, uno spazio di confronto e dialogo alle realtà che di questa città continuano a occuparsi ogni giorno.

La nostra è una proposta chiara: investire i circa 700 milioni di Tari che ogni anno affluiscono nelle casse di Ama per costruire nuovi impianti e rendere così l’azienda del Comune autonoma, cioè non costretta a ricorrere a impianti di terzi, dentro e soprattutto fuori la regione. Un’azienda finalmente capace di gestire il ciclo in modo virtuoso, riconvertendo gli attuali Tmb (impianti di trattamento meccanico biologico) in impianti capaci di recuperare più materiale da destinare al riciclo e procedendo così, non solo a chiacchiere, verso l’economia circolare di cui troppo spesso ci si riempie la bocca senza alzare un dito per realizzarla.

Si tratta di una possibilità offerta “dal basso”, di cui questa amministrazione potrebbe e dovrebbe fare tesoro, vista la palude nella quale si trova impantanata, rilanciandola e trasformandola in un’occasione di confronto e di sintesi. Invece, come sempre, dal Campidoglio solo silenzio.

* Consigliere regionale più Europa Radicali