A cento anni dalla Rivoluzione d’ottobre risulta quanto mai complesso porre all’attenzione del dibattito pubblico il tema dell’esperimento comunista nella storia del Novecento. La demonizzazione o la rimozione di quella vicenda rendono oggi sempre più difficile confrontarsi con l’eredità del comunismo, essendosi ormai persi nel senso comune il lessico e i punti di riferimento relativi a quell’orizzonte politico e culturale.

PER SUPERARE questa impasse, nella nuova edizione di un suo fortunato libro del 2010 Luigi Cavallaro sceglie forse la via meno convenzionale per rielaborare alcuni snodi fondamentali dell’esperienza collettivistica del Novecento, usando il calcio e le sue popolarissime categorie per parlare, in modo indiretto, di teoria e storia dell’economia (e molto altro). Nel suo Interismo-leninismo. La concezione materialistica della zona: breve corso (nuova edizione riveduta e ampliata, con una nota di Emiliano Brancaccio, manifestolibri, pp. 128) utilizza dalla prima all’ultima pagina il linguaggio del pallone, suggerendo molteplici suggestioni e lasciando che i temi e i problemi cruciali sottesi al racconto siano enunciati soltanto in forma allusiva. Sebbene il grande protagonista del racconto di Cavallaro sia l’Inter, dietro le vicende della squadra neroazzurra è dissimulato l’esperimento novecentesco del collettivismo, sia quello praticato nella Russia sovietica, sia quello realizzato in forme «passive» in Occidente. Nel libro di Cavallaro il collettivismo economico assume le sembianze del moderno calcio «totale», fondato sul primato dell’organizzazione di gioco sull’inventiva del fuoriclasse, ovvero, fuor di metafora, della programmazione sull’individualismo.

A FRONTE DELL’ESAURIMENTO del comunismo novecentesco, è il calcio, secondo l’autore, a raccogliere oggi le migliori suggestioni del collettivismo, mandando in soffitta l’individualismo un tempo dominante in ambito calcistico attraverso la «rivoluzione collettivistica della zona». Quest’ultima, secondo l’autore, è massimamente interpretata dalle prestazioni dell’Inter, una squadra che oggi è significativamente controllata da un gruppo finanziario cinese, ben consapevole del ruolo cruciale che la pianificazione può svolgere tanto in ambito calcistico quanto in campo sociale ed economico.

IL CALCIO A ZONA, secondo Cavallaro, dimostra che è possibile conciliare organizzazione collettiva e autorealizzazione dell’individuo, necessità e libertà. Con l’avvento dei nuovi schemi calcistici, infatti, l’esito del gioco dipende sempre più dalla versatilità dei giocatori e dalla capacità di adattamento continuo alle diverse situazioni che si creano in campo, nonostante la centralità assunta dalla pianificazione dettagliata della partita. Il nuovo «calcio totale» riscopre l’importanza della collaborazione, consentendo di realizzare la solidarietà umana e allo stesso tempo l’esigenza individuale di realizzazione personale.
Un’importante questione affrontata da Cavallaro riguarda le origini del regresso politico ed economico che indubbiamente stiamo vivendo, legato per diverse ragioni tanto alla crisi del comunismo quanto al declino dello Stato sociale occidentale. Secondo l’autore l’eclissi del comunismo e dell’idea di piano andrebbe spiegata anche in relazione a un elemento generazionale, ovvero il ruolo svolto dalla stagione politica del ’68. Si tratta di un tema controverso, rispetto al quale Cavallaro pone domande indubbiamente scomode ma altrettanto cruciali.

LA CRITICA ALL’AUTORITARISMO dello Stato portata avanti dai sessantottini ha contribuito o no a minare le basi operative dello Stato sociale? Queste posizioni sono state o no un supporto alle politiche neoliberiste, portate avanti non solo dalla destra ma anche molti neoriformisti ex-sessantottini?
Anche a questi ultimi interrogativi il lettore non troverà una risposta esplicita ed esaustiva, dal momento che il libro di Cavallaro, al di là delle suggestioni, ha come temi centrali il calcio e l’Inter. Dalla lettura di Interismo-leninismo, ad ogni modo, anche i non appassionati di calcio acquisiranno un originale punto di vista attraverso il quale tentare l’interpretazione del passato e la costruzione del presente.