L’ultima immagine del fuggitivo Zdravko Mamic è di pochi giorni fa. Un breve video registrato col cellulare: c’è lui che guida una folla di fedeli sotto il sole di Medugorje https://direktno.hr/eu-i-svijet/dijaspora/video-mamic-vodio-molitvu-krunice-u-medugorju-127488/.

Lui, Mamic, è ricercato in Croazia, dove il 6 giugno scorso è stato condannato in contumacia a sei anni di reclusione per frode fiscale e appropriazione indebita, reati maturati in qualità di presidente della Dinamo Zagabria. Mamic, dal canto suo, è in Bosnia, dispone di un regolare passaporto e il paese continua a non concedere l’estradizione richiesta dalla Croazia. Così, mentre la nazionale guidata da Zlatko Dalic si prepara per la semifinale mondiale stasera contro l’inghilterra, in patria il mondo del calcio si trova nel bel mezzo di un caos in qualche modo simile alla calciopoli italiana del 2006.

Mamic, infatti, è il principale dirigente calcistico croato: tredici anni da presidente della Dinamo Zagabria e, ancora oggi, uomo di potere in Federcalcio, tanto forte da riuscire a imporre il proprio presidente anche dall’esilio: quel Davor Suker che portò la Croazia fino al terzo posto ai mondiali francesi del 1998, vincendo anche la classifica dei marcatori. I guai, per Mamic, sono pane quotidiano da anni: gli ultras della Dinamo lo odiano sin dal suo insediamento, nel 2002, accusandolo di usare la squadra per il proprio personale arricchimento. I giornali croati, dal canto loro, hanno più volte fatto notare i legami ambigui tra Mamic e alcuni potentati economici e politici non esattamente limpidi. S’è parlato a più riprese di gestione «losca e familiare» degli affari della Dinamo, ma anche di conflitto d’interessi a causa della sua influenza sulla federazione.

Per dare un’idea ulteriore del personaggio basti dire che fu in grado di nominare il proprio fratello Zoran alla guida della Dinamo tra il 2013 e il 2016, mentre suo figlio, Mario, imperversava come procuratore e aveva anche il potere di decidere chi far giocare in nazionale in base alle esigenze del mercato. Nel 2010 anche la Uefa si interessò al caso, ma dopo un giro di udienze tutto finì nel nulla. Dal canto suo, Mamic, si è reso protagonista anche di uscite pubbliche violentissime contro la minoranza serba, gli omosessuali e i giornalisti. I tifosi hanno fatto di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote: nel novembre del 2014, in occasione di un match con l’Italia, a Milano i croati si resero protagonisti di una notte di follia e scontri (16 arresti); l’anno dopo, per la partita di ritorno, sul prato dello stadio di Spalato fu incisa un’enorme svastica. Provocazioni, proteste, disordini: il nemico era sempre lo stesso, Zdravko Mamic.

Nel 2015, la svolta: Mamic e due dei suoi collaboratori vengono arrestati con l’accusa di aver evaso 12.2 milioni di euro e di essersi appropriati indebitamente di altri 15 milioni, tutti proventi della vendita dei giocatori della Dinamo. Lo schema ricalca il più classico dei ricatti: ai giovani calciatori più promettenti venivano fatti firmare contratti privati che prevedevano il 50 percento di proventi per Mamic in caso di vendita. Il caso più famoso è quello di Luka Modric, finito nell’indagine per il suo passaggio dalla Dinamo al Tottenham. Colui che oggi viene definito come «il centrocampista più forte del mondo» in un primo momento dichiarò che la clausola che imponeva il versamento a Mamic fosse stata aggiunta soltanto dopo la sottoscrizione del contratto, ma poi questa versione è stata ritirata e adesso Modric è sotto accusa per falsa testimonianza.

A un giornalista che qualche giorno fa, in pieno mondiale, gli chiedeva un commento su questa vicenda, Modric ha dato una risposta piuttosto scocciata: «Non ha nulla di più interessante da chiedermi?». A mondiale concluso, forse, la risposta.