Un impianto visivo, sporco, volutamente crudo dove il riferimento nemmeno troppo velato è Narcos, la cura dei particolari, il rallenty, i dialoghi serrati. Ma non siamo in Sudamerica bensì in Sicilia: qui sono ambientate le dodici puntate de Il Cacciatore, serie liberamente ispirata alla storia del magistrato Alfonso Sabella che ha raccontato la sua vita nel libro Cacciatore di mafiosi (Mondadori) ed è stato sostituto procuratore del pool di Palermo di Gian Carlo Caselli. Rai 2 manderà in onda la fiction dal 14 marzo ogni mercoledì per sei serate, con i primi due episodi in anteprima su RaiPlay a partire dall’11 marzo. Francesco Montanari (Il libanese di Romanzo criminale) è il magistrato, non un eroe piuttosto un uomo che utilizza metodi decisamente poco ortodossi per andare dritto allo scopo.

Siamo nei primi novanta, gli anni della battaglia feroce tra Stato e mafia, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, tra pentiti, esecuzioni sommarie e l’assassino del piccolo Giuseppe, 12 anni, figlio del pentito Santino Di Matteo, ucciso e sciolto nell’acido da Tommaso Brusca, quale punto di non ritorno. Un asse tra Palermo e Roma dove si mettono a punto le rispettive ‘strategie’, quelle mafiose fatte di accordi con banchieri senza scrupoli e camere della morte, per strangolare e torturare mafiosi e innocenti, quelle del pool intorno a una tavola o a scaricar la tensione sul tetto della procura dove giocano a biliardino ma intorno a loro vigilano i cecchini dell’esercito.

Montanari nella finzione della serie è Saverio Barone: «Barone non è Sabella – spiega l’attore romano – in tutto quello che fa tranne nei fatti di cronaca che lo vedono coinvolto. L’ho conosciuto durante le riprese, mi ha dato una grossa mano nelle scene in cui dovevo confrontarmi con i criminali». Nel cast David Coco, Paolo Briguglia, Roberta Caronia e Edoardo Pesce. Regia di Stefano Lodovichi e Davide Marengo.