«Renzi nemico di tutti i lavoratori». Il grande striscione, affisso sulla facciata della sede centrale Ataf in viale dei Mille, è ben visibile da chiunque percorre una delle strade più trafficate della città. Congestionata, come tutta l’area fiorentina. Perché lo sciopero dell’azienda del trasporto pubblico, privatizzata lo scorso anno dall’amministrazione comunale, si è trasformato in un blocco totale dei bus. Per la prima volta da molti anni sono saltate anche le corse nelle «fasce di garanzia». Solo due bus hanno circolato mentre si aprivano scuole, negozi, aziende e uffici. Intanto l’astensione dal lavoro proclamata dall’intera Rsu si trasformava in un’assemblea permanente, e poi in un corteo arrivato fino alla Prefettura. Manifestazione che ha dato il colpo finale alla mobilità cittadina, quasi tutta su gomma.

Al migliaio di addetti Ataf che hanno aderito allo sciopero, indetto dai Cobas e non osteggiato dai sindacati confederali di categoria che hanno lasciato libertà d’azione agli iscritti, si sono aggiunti settanta autisti arrivati da Roma e cinque da Genova. Delegazioni in solidarietà con colleghi che contro la privatizzazione hanno scioperato dieci volte in due anni. Ma solo quest’ultima, sull’onda dell’esperienza del capoluogo ligure, con una modalità d’azione che ha portato al pieno successo.

Per il sindaco Renzi, che durante le giornate di Genova aveva detto a destra e manca che a Firenze la privatizzazione del tpl era stata un successo, non poteva esserci peggiore smentita. Nel pomeriggio l’assessore alla mobilità (ex presidente Ataf) Filippo Bonaccorsi ha buttato sul tavolo le carte dell’illegalità e dei disagi per i cittadini-utenti: «Stamani alcune persone hanno deciso di violare una norma dello stato, lasciando al gelo alle fermate migliaia di persone che aspettavano il passaggio dei bus nelle fasce di garanzia garantite dalla legge».

Già al mattino però i consiglieri comunali Ornella De Zordo di Perunaltracittà e Tommaso Grassi di Sel, che con Rifondazione e i movimenti di base appoggiano la vertenza, segnalavano che i tweet teoricamente istituzionali del Comune entravano a gamba tesa sullo sciopero (#Ataf dal 2001 al 2009 ha avuto perdite per 42milioni di euro. Oggi non costa un euro in più ai fiorentini; #Ataf, nessun posto di lavoro perso, non un centesimo in meno in busta paga; #Ataf, nel 2006 il biglietto era il più caro d’Italia, ora il meno caro del centronord»).

Nel merito, l’attuale vertenza nasce dal piano di «spacchettamento» di Ataf, cioè il passaggio dei lavoratori nelle tre aziende che hanno acquistato la spa del trasporto pubblico (BusItalia di Ferrovie, Cap e Autolineeguida), con la previsione di circa 80 «esuberi» e una divisione nella gestione delle linee degli autobus fra quelle più remunerative, quelle periferiche e quelle a minor valore aggiunto. Un progetto non solo contestato ma anche illegale, come segnalano gli avvocati dei Cobas Ataf e quelli della Filt Cgil: «Lo ’spacchettamento’ è illegittimo, in palese violazione della legge regionale 42. I nostri legali lo confermano. Se l’azienda persegue, dovrebbe essere esclusa dalla futura gara regionale, così come se l’azienda non ritira la disdetta degli accordi integrativi». Per rinunciare, la proprietà ha però chiesto un abbassamento dello stipendio, un aumento delle ore di lavoro e una diminuzione dei riposi ottenuti con gli integrativi. Proposta bocciata dall’assemblea dei lavoratori: «Rifiutiamo di farci ricattare – spiega Alessandro Nannini – e dividere Ataf Gestioni è l’ennesimo paradosso, a poche settimane dalla presentazione del bando per costituire l’azienda unica regionale». Il prefetto Varratta, spiegando che non c’erano i tempi tecnici per la precettazione, ha invitato al «senso di responsabilità» e ha offerto la sua mediazione. Che non sarà facile: «Chiediamo a tutti i cittadini di esserci al fianco nonostante oggi sia anche per loro una giornata di grande disagio – puntualizza infatti l’assemblea – ma i valori di dignità e di rispetto di ogni lavoratore non possono soccombere a chi fa della politica il proprio tornaconto personale».