La Pandemia lascia a questa campagna elettorale e ai prossimi anni la vertigine di una sfida inedita per Roma. L’immaginazione non basta più. In quasi 18 mesi, una emergenza sanitaria, sociale ed economica ha trovato terreno fertile in una capitale impoverita, in un welfare fragile e soprattutto senza governo. Radicale e urgente è un’inversione nel destino della città: sui bisogni materiali, sulla qualità dell’abitare, sul modello di sviluppo ingiusto che è crollato.

Due discorsi su Roma ritornano in questi anni: i suoi mali, inchiestati, mappati, analizzati nella eterna immagine di una città troppo grande o troppo difficile e condannata a non cambiare mai; e un altro discorso edificante e tranquillizzante, sulle sue potenzialità, sulle energie sociali che si spendono ogni giorno per bontà d’animo a sopperire a una amministrazione insufficiente e che la politica deve imparare ad ascoltare.

C’è però un racconto meno comodo a cui possiamo dare ossigeno, quello di una città dove in lungo e largo sono cresciuti laboratori di autogoverno e nuova democrazia.

La lista che si presenterà a Roma e in tutti i Municipi sotto il nome di Sinistra Civica Ecologista porta nella coalizione progressista per Roberto Gualtieri sindaco di Roma questa storia, quella di una sinistra che tiene insieme esperienza e innovazione, l’impegno municipalista e lo sguardo lungo di chi riconosce a Roma le stesse opportunità possibili nelle grandi città d’Europa.

Una lista di donne e uomini, volti dell’attivismo solidale e di una nuova generazione che si candida a rivoluzionare la classe dirigente cittadina. Giovanni Franzoni, protagonista di un’altra stagione, era solito utilizzare un’espressione: “La comunità di per sé non esiste, ma è ripetutamente possibile”.

Nell’ultimo anno l’abbiamo potuto toccare con mano, e che Roma sia la città delle mille comunità possibili dipende dalla forza di aprire una nuova storia, di fronte al disastro dell’amministrazione Raggi e alle parole d’odio della destra che tocca le corde della sofferenza.

Questa è l’occasione per immaginare un nuovo welfare universalistico attraverso un reddito di base municipalista, una misura incondizionata che raccolga la domanda di futuro e benessere di cui troppa parte della città è priva, a chi sta peggio e non crede più a nulla perché rimasto fuori dai circuiti d’assistenza e supporto arrivati allo stremo. Risorse in maniera diretta per sperimentare come si sta facendo in centinaia di città di tutto il mondo, ad esempio imponendo alle grandi piattaforme digitali di redistribuire parte dei dividendi di uno straordinario valore economico che ogni giorno si produce in questa Capitale, ma sfugge ai cittadini quanto all’amministrazione.

Questa l’occasione perché sul modello dei corridoi verdi di Barcellona, Roma raccolga il testimone di Antonio Cederna e rivoluzioni il centro storico, liberandolo dal traffico privato. Come dare altrimenti una vocazione ecologica per una straordinaria Capitale verde come Roma, se non intrecciandolo con nuovi servizi pubblici e gratuiti, con l’idea che sostenibilità, modello di sviluppo urbano e giustizia sociale debbano camminare assieme.

Una città sicura è una città femminista dove ogni quartiere possa contare su un centro antiviolenza, e una nuova rete pubblica e sociale di servizi: riconoscendogli finalmente un compito essenziale anziché gravarli dalla minaccia continua di una gestione del patrimonio pubblico che non ha visto la straordinaria opportunità di consolidare, invece che aggredire, decine di esperienze aperte e solidali dando fiducia a un patrimonio di realtà giovanili che attendono un segnale.

Roma città mondo, il nostro mondo dove portare a ottobre una rivoluzione con le voci di una sinistra radicale e unitaria perché c’è un altro destino possibile per questa città millenaria.