Dopo la tappa in Ecuador, il papa è da ieri in Bolivia. E’ atterrato all’aeroporto internazionale di El Alto, dov’era arrivato, nel maggio del 1988 Giovanni Paolo II. Diverso il contesto, diverso il profilo del primo papa latinoamericano da quello polacco. Wojtyla, la cui elezione venne salutata con giubilo dai rapporti della Cia, scelse il connubio mefitico con Ronald Reagan nella battaglia contro “il pericolo rosso”. I gesuiti che avevano deciso di camminare a fianco dei comunisti, in America latina, vennero lasciati in balìa dei dittatori graditi agli Usa. I fascicoli per documentare le torture ai contadini, che il vescovo Romero aveva portato con sé dal Salvador, non vennero considerati: e anzi gli venne consigliato di astenersi dall’insistere oltre nella difesa degli ultimi e nella denuncia contro i potenti.

Sia il governo di Evo Morales che la chiesa cattolica boliviana hanno dichiarato che Bergoglio non si esprimerà su temi politici quali la domanda di uno sbocco al mare, che Morales vuole discutere con il Cile per sanare un contenzioso storico. Quando Bergoglio, scendendo per l’autostrada El Alto-La Paz si è fermato nella zona di Achachicala, ha però compiuto un gesto esplicitamente politico, che va in senso opposto a quello di Wojtyla.

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Nella sosta, il papa ha reso omaggio al sacerdote Luis Espinal, gesuita come lui, brutalmente assassinato in Bolivia dalla dittatura militare di Luis Garcia Meza e Luis Arce Gomez il 22 marzo del 1980: a due giorni di distanza dall’uccisione, in Salvador, di Oscar Romero. Espinal venne sequestrato mentre usciva dal cinema ed era quasi arrivato a casa quando venne obbligato a salire su una jeep. Poi, fu torturato per ore prima di essere ucciso con 12 colpi di arma da fuoco. Il religioso era arrivato da Barcellona agli inizi degli anni ’70 per dedicarsi al cinema e al giornalismo. Un gesuita schierato a fianco di chi sceglieva di resistere agli abusi dei governi militari che si alternavano al potere in quegli anni. Nel 1979, fondò il settimanale autogestito Aqui (Qui), sulle cui pagine, nel 1980, lanciò l’allarme circa l’imminenza di un nuovo golpe in Bolivia, che accadde quattro mesi dopo il suo assassinio. Bergoglio ha sostato davanti al luogo in cui fu ucciso Espinal, i cui seguaci gli hanno chiesto di accelerare il processo per riconoscerlo come «martire della chiesa».

Il giorno della sua prima assunzione d’incarico, nel 2006, il presidente Evo Morales ha nominato Espinal quando ha chiesto un minuto di silenzio per i diversi militanti boliviani uccisi. Nel 2007 ha decretato il 22 marzo come giornata nazionale del cinema. E ogni anno, quel giorno, si organizzano visite nel luogo in cui Espinal fu trovato morto. Nella Bolivia di oggi, uno dei paesi in cui negli anni ’70 e ’80 ha agito la rete criminale del Condor – con cui le dittature sudamericane a guida Cia perseguivano gli oppositori ovunque si trovassero – ci cerca ancora qualche centinaio di desaparecidos. La Procura generale, in questi giorni, ha creato una Banca dati genetica per identificare i resti degli scomparsi, e ha diffuso gli inviti ai famigliari delle vittime di recarsi alla Banca per favorire le ricerche.

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Agli anni del neoliberismo e al nuovo corso all’insegna della sovranità, inaugurato dopo «la cacciata del Fondo monetario internazionale», ha fatto riferimento anche Morales nel discorso di apertura al Secondo incontro internazionale dei movimenti popolari, in corso a Santa Cruz, dove il papa è atteso oggi. Agli oltre 1.500 delegati dei cinque continenti, Bergoglio terrà un discorso di 20 minuti. Tra i materiali in discussione, c’è il testo della sua Enciclica sull’ambiente, «Laudato si’» in cui il papa espone il suo pensiero di «un’ecologia integrale».

Bergoglio ne ha richiamato i temi nelle diverse occasioni in cui si è rivolto ai fedeli, in Ecuador, e in cui ha offerto a questa nuova America latina, che scommette sul “socialismo del XXI secolo”, la collaborazione della chiesa «nella ricerca del bene comune». Ha denunciato il profitto e il denaro e ha messo invece l’accento sulla «gratuità», considerata «non un complemento ma un requisito necessario alla giustizia». I beni – ha detto – sono destinati a tutti, e quando qualcuno ne ostenta la proprietà, sappia che pesa su di lui un’ipoteca sociale: perché «il concetto economico di una giustizia basato sul principio di compravendita viene superato da quello di giustizia sociale, che difende il diritto fondamentale della persona a una vita degna».

Per Bergoglio, la speranza di un futuro migliore per l’America latina – un continente ancora fortemente disuguale – comincia con la creazione di posti di lavoro e una crescita economica che raggiunga tutti. Al riguardo, Bergoglio ha preso ad esempio negativo quello di «alcuni paesi europei» in cui la disoccupazione giovanile tocca punte altissime e i giovani «cadono nella dipendenza, nella depressione o finiscono per suicidarsi».
Terra, Tetto, Lavoro e integrazione dei popoli sono i temi del Secondo incontro dei movimenti popolari. Il Primo, fortemente voluto da Bergoglio, si è tenuto in Vaticano qualche mese fa. Morales ha chiesto di unire le forze, insieme a papa Bergoglio, «per liberare i popoli del mondo». Ha parlato delle conquiste realizzate nel suo paese all’insegna del buen vivir e ha sottolineato l’importanza della lotta politica per ottenere cambiamenti sociali. «Con il Papa – ha detto – abbiamo enormi coincidenze sulle politiche economiche e sociali, coincidenze su come realizzare il buen vivir. Come presidente e come dirigente – ha aggiunto – non avevo mai sentito prima che un papa potesse condividere un messaggio di pace e giustizia sociale. Il nome di Francesco rende onore, orgoglio ai popoli e alla chiesa perché mette in risalto la figura di San Francesco di Assisi, un santo dei poveri».

Morales, che ieri ha avuto con il papa un incontro di 50 minuti, ha chiesto ai delegati delle organizzazioni indigene, sindacali, contadine, dei senza tetto e dei raccoglitori di cartoni, di presentare un documento finale in cui esprimano «la sofferenza, il pensiero e il sentimento». Al Primo incontro in Vaticano, Morales era stato invitato dal movimenti non in quanto presidente dello stato plurinazionale di Bolivia, ma come dirigente indigeno, proveniente dal sindacato dei «cocaleros».

Ieri, alcuni rappresentanti dei «cocaleros» hanno offerto al papa la tradizionale pasta di foglie di coca, utile a combattere il male da altura. Per la visita del papa, anche alcuni settori sindacali che nei giorni precedenti avevano organizzato contestazioni, hanno deciso di sospenderle. La polizia ha d’altronde proibito l’esposizione di cartelli esplicitamente politici o rivendicativi.
Prima di tornare all’aeroporto di El Alto per recarsi a Santa Cruz, ieri, Bergoglio ha incontrato vescovi e sacerdoti nella cattedrale Metropolitana. Un incontro di mediazione per conciliare i forti contrasti di questi anni con il governo Morales, che ha spesso denunciato ingerenze e complotti delle alte gerarchie cattoliche. Ad aprire l’incontro dei movimenti popolari, Bergoglio ha invece inviato il cardinale africano Peter Turkson, presidente del Consiglio pontificio di giustizia e pace.