Oggi in Brasile qualcuno sorride nel ricordare quello che aveva detto un anno fa Ronaldo il Fenomeno, ambasciatore della «Copa das Copas» di Dilma e della Fifa e commentatore delle partite del mondiale per la Tv Globo: «Una Coppa del Mondo non si fa con gli ospedali». Rispondeva così ai manifestanti che lamentavano lo spreco di soldi pubblici e chiedevano più fondi per educazione e sanità.

Il giorno dopo la vittoria sulla Colombia, che garantisce alla seleção la semifinale contro la Germania, i media brasiliani sono tutti presi dall’infortunio di Neymar, aggredito alle spalle da una ginocchiata «proditoria» e «codarda» del terzino colombiano del Napoli Camilo Zuniga. I giornali e le tv sono pieni di consulti specialistici, lastre alla schiena dell’idolo vere o presunte, riprese esclusive della clinica – privata, naturalmente – dove Neymar ha passato qualche ora prima di fare ritorno nel ritiro di Granja Comary. L’orgia ospedaliera è destinata a finire presto, la frattura del campione è composta, la sua carriera non è a rischio: solo, ed è quello che più conta, non giocherà né la semifinale né la finale, che sia quella per il terzo e quarto posto o la finalissima del 13 luglio al Maracanà.

Tutti matti per Luiz il «matto»

E allora qui tutti passeranno a fare il tifo per David Luiz, il difensore matto. Perché è matto, o lo sembra, ma soprattutto perché ha giocato una partita formidabile e segnato un gran gol su punizione. E poi, a fine partita, con furbizia, ha preso sotto braccio la stella della Colombia James Rodriguez, asciugandone le lacrime e indicandolo ai 67.000 dello stadio Castelao di Fortaleza. Scena pensata per l’esterno, per le tv, per i social, per il pubblico mondiale che si è innamorato del viso pulito e della tecnica sopraffina del numero 10 colombiano. Per assorbire un po’ della simpatia internazionale di cui non gode la ruvida seleção di Scolari.

Il pubblico delle arene, lo dicono gli stessi giornalisti brasiliani, è finto. Nello stesso giorno, durante Francia-Germania al Maracanà, potevi vedere migliaia di tifosi brasiliani, titolari di un biglietto pagato almeno 200 euro, abbandonare i loro posti al 35’ del primo tempo e mettersi in fila per il bagno o per un panino. Rientravano a secondo tempo iniziato e lasciavano i loro posti a cinque dal termine, sull’1-0 per i tedeschi, con la possibilità concreta dei tempi supplementari. Per non trovare traffico all’uscita. Una costantedurante tutto il mondiale. E nel corso delle partite niente, nessun coro, nessuna coreografia, niente tamburi (la Fifa li vieta). Però facce pittate, costumi sgargianti, balletti in favore di telecamera in grande quantità. Un fiacco carnevale, cui aderiscono anche i tifosi europei.

C’era poco di finto, invece, nelle facce stravolte dei nazionali brasiliani prima, durante e dopo l’ottavo di finale contro il Cile miracolosamente superato da Luiz e fratelli. Ciò che ha portato la federazione a convocare in fretta uno psicologo. A Granja Comary, sede del ritiro brasiliano, si deve respirare un’aria diversa da quella di Rio, dove la gente si prepara alle partite con relativa tranquillità. Il giorno prima di Colombia-Brasile Pedro Gueiros, l’inviato di O Globo a Granja, dice al manifesto: «A volte anche a me viene da piangere come al nostro capitano (Thiago Silva, ndr). Per quanto tentiamo di stabilire relazioni di causa e effetto, nel tentativo di controllare il gioco e la vita, è impossibile vivere senza soffrire. Come la selecão, anche io mi invento minacce che non esistono per trovare lo stimolo di continuare nella lotta. Noi e loro ci alimentiamo di questa sfiducia: quando tutto era a favore, non siamo riusciti. Ora che siamo in discussione, la risposta è necessaria e usciremo fuori alla grande».

Fortissime emozioni

E infatti con la Colombia, almeno fino all’infortunio di Neymar, tutto va come deve andare. L’isteria di una settimana fa è dissipata grazie ai goal di due difensori. L’altro è proprio il capitano Thiago Silva, che era stato criticato per aver pianto ed essersi rifiutato di tirare un rigore contro il Cile. Jorge Ben cantava che «un difensore non deve provare emozioni» ma non diceva niente sulle emozioni che il difensore fa provare agli altri. Venerdì, fortissime. Non tanto per i gol, ma per quelle spazzate in tribuna senza vergogna, per salvare la vittoria, che ricordano tanto Gattuso, Cannavaro e Materazzi nel mondiale del 2006.

Il Brasile, diceva ancora Gueiros, può e deve vincere così, all’italiana. Soprattutto senza Neymar e con questo Fred, che in campo pare uno spettatore in più, finto e silenzioso anche lui, travestito da attaccante della nazionale.

Martedì prossimo, a Belo Horizonte, semifinale contro la Germania. Oggi invece inizia ufficialmente la campagna elettorale per le presidenziali di ottobre. Durante la Coppa l’intenzione di voto per Dilma è cresciuta, secondo un sondaggio Datafolha, del 4% (ora 38%). Soprattutto è aumentata del 12% l’approvazione per l’organizzazione del mondiale (65%), che per il 61% degli intervistati è «motivo d’orgoglio per il paese». Il sondaggio rivela infine che Dilma è più forte tra gli elettori che stimano il lavoro del tecnico Scolari. Segno del legame percepito tra il governo e la nazionale, le cui eventuali future vittorie potrebbero trasformarsi in quei messaggi di propaganda ufficiale che la costituzione proibisce in campagna elettorale.