Come giardino, quello descritto da Alessandro Manzoni nel XXXIII capitolo dei Promessi sposi, non è certo all’italiana. Tantomeno all’inglese. Conduce una esistenza selvaggia intralciando il cammino anche al suo stesso «padrone». Vi si cammina, infatti, «in mezzo a una nuova, varia e fitta generazione, nata e cresciuta senza l’aiuto della man dell’uomo». Una marmaglia d’ortiche e un guazzabuglio di steli accolgono il passo. È una vigna abbandonata quella che prende forma sulle pagine del romanzo, mentre fuori, ovunque, infuria la peste. Ora però quel «parco» rinasce, a modo suo, con epidemie diverse a contagiare viti e vite: il virus stavolta è una installazione botanica connessa a un ciclo di performance sonore. Dal 3 maggio Claudio Rocchetti, l’artista che ha reinventato quello spazio sulla scorta degli appunti manzoniani, consegnerà alla città un Giardino promesso, a Forte Marghera, Padiglione Palmanova (Mestre, www.eventiartevenezia.com).

Suggestionato dalla dovizia di particolari botanici presenti nelle descrizioni di Manzoni, Rocchetti fa un salto temporale e ricollega quel «giardino senza giardiniere» al Terzo paesaggio di Gilles Clément, creando una scultura-ambiente in continua metamorfosi. Le piante citate dallo scrittore ci sono tutte, il luogo è quello che si dipana fra un albero caduto e un terrapieno difensivo. Ogni specie è lasciata libera di svilupparsi a proprio piacimento, la regia è esclusivamente la vitalità spontanea vegetale e il suo proliferare seguendo i ritmi della natura, semi sparsi dal vento e uccelli in volo a propagarli. L’installazione botanica verrà accompagnata da performance (entrata gratuita) e da apparati didattici: il pubblico potrà leggere il testo tratto dal romanzo e giocare al «riconoscimento» di gelsi, tasso barbasso, amaranto verde, gramigna, alberi da frutto.