Le oltre 60 associazioni firmatarie manifestano sconcerto per le affermazioni antiscientifiche alle quali la RAI ha dato spazio in ben due servizi in una settimana (TG1 e TG3 Toscana), nei quali alcuni operatori addetti al taglio boschivo (non scienziati) hanno sostenuto che per la salute dei boschi sarebbe indispensabile una manutenzione costante, con il taglio degli alberi più vecchi per lasciare posto ai giovani, lasciando intendere che un bosco ove non si tagliano alberi non sarebbe in grado di rigenerarsi autonomamente. Nel servizio del TG1 ci si è addirittura spinti a paragonare le foreste a un campo da coltivare. Le associazioni ricordano che le prime foreste sono comparse sulla Terra circa 400 milioni di anni fa, mentre l’Homo sapiens da soli 200mila anni. Le foreste si sono quindi evolute e hanno prosperato per centinaia di milioni di anni senza alcun intervento umano. Chi ha avuto l’ormai raro privilegio di camminare in una foresta vetusta, antica e poco
disturbata dalla mano dell’uomo, può capire quanto sia miope e antropocentrico pensare che ecosistemi così complessi, frutto di milioni di anni d’evoluzione, possano avere bisogno di noi. Il bosco – come tutti gli ecosistemi – è autosufficiente e attraverso complesse relazioni tra le piante, gli animali, i funghi e batteri crea un equilibrio perfetto in cui ogni suo abitante trova tutto ciò che occorre alla sopravvivenza della sua specie.

Se è vero che l’uomo ha bisogno di prelevare del legname, questo dimostra solo che siamo noi a essere dipendenti dalle foreste e non certo il contrario: un fattore di cui tener conto nel momento in cui decidiamo quanto e cosa tagliare. Le foreste, oltre a essere la nostra migliore arma nella lotta al cambiamento climatico, sono fondamentali per la salute umana: la deforestazione e la perdita di habitat sono tra i fattori più rilevanti nella nascita delle pandemie.

In un momento in cui l’opinione pubblica comincia a prendere coscienza dell’impatto umano sul pianeta, è grave che il servizio pubblico televisivo dia spazio solo a chi i boschi li taglia per profitto: il conflitto di interesse è evidente. È il momento di sgombrare il campo dalle fake news diffuse da chi vede i boschi solo con gli occhi del profitto e porre fine allo sfruttamento intensivo (la cosiddetta manutenzione) che vede i boschi italiani sempre più sotto pressione a beneficio della produzione di energia elettrica da biomasse forestali, mentre la produzione di mobili utilizza solo una piccola parte della produzione nazionale di legname. Se per mera superficie i boschi italiani sono in aumento, si ricorda che il punto di partenza da cui si calcola l’aumento è il minimo storico raggiunto nel secondo dopoguerra e che l’Italia si colloca al di sotto della media europea per percentuale di superficie boscata e per percentuale di territorio protetto.

La manutenzione invocata da chi vende legname è spesso una devastazione che asporta il sottobosco e il legno morto – indispensabili per moltissime specie – e taglia gli alberi più grandi, lasciando un terreno spoglio dove sparuti giovani alberi sono gli unici superstiti in una landa desolata: se per le statistiche rimane una foresta, di fatto non può più essere definita tale. Un terreno così spogliato costituisce inoltre un grave rischio per la sicurezza idrogeologica.

Deve essere quindi chiaro che la selvicoltura risponde a una necessità dell’uomo, come le automobili e l’estrazione di petrolio, ma non è una necessità delle foreste; che nel prelevare il legname si deve stare al di sotto dei limiti di tolleranza della foresta, dandole modo e tempo di rigenerarsi; che per la salute nostra e del pianeta è indispensabile che una parte rilevante del territorio sia protetta e lasciata alla sua evoluzione naturale, affinché la foresta possa fornire tutti quei benefici ecosistemici che ci garantiscono aria e acqua pulite, prevengono il dissesto idrogeologico e combattono il riscaldamento climatico, di cui una delle cause principali è proprio la deforestazione. Le associazioni si augurano quindi che i media e in particolare il servizio pubblico forniscano un’informazione corretta e supportata dalla scienza ai cittadini italiani.

*** L’elenco completo delle associazioni firmatarie è disponibile al link: https://www.gufitalia.it/lettera-alla-rai-difendiamo-le-foreste-dalle-fake-news/.
Chi volesse aggiungere
la propria adesione può scrivere a: gufitalia@gmail.com.