Coltivare piante per produrre mangimi è diventata l’attività agricola principale. Secondo la Fao, ogni anno un miliardo e mezzo di tonnellate di mangimi entra negli allevamenti intensivi di tutto il mondo e l’80% di questi mangimi deriva da piante geneticamente modificate. Sono il mais e la soia transgenici a fornire gli ingredienti principali della dieta di bovini, suini e pollame. Il ruolo strategico che queste due piante hanno acquisito dipende dalle loro caratteristiche nutritive: la soia rappresenta la principale fonte proteica e favorisce un rapido accrescimento, mentre il mais svolge una funzione energetica.

La crescente domanda di carne degli ultimi decenni ha avuto come effetto l’espansione incontrollata della coltivazione di piante per mangimi. La relazione che si è stabilita tra produzione di mangimi e produzione di carne condiziona tutto il sistema agricolo mondiale. Gli animali d’allevamento divorano quantità crescenti di mangimi e le coltivazioni che servono per produrli divorano foreste, savane, praterie, oppure prendono il posto di colture destinate all’alimentazione umana (cereali, legumi, ortaggi). Attualmente il 70% della superficie agricola mondiale è occupata da colture destinate alla produzione di mangimi e foraggi per l’allevamento animale e si calcola che la superficie utilizzata per la produzione di Ogm sia pari a 78 milioni di ettari. Un modello di produzione e consumo che contribuisce in modo determinante a modificare il paesaggio agricolo del pianeta e creare gravi squilibri ambientali. La soia è la pianta che ha avuto negli ultimi 20 anni una esplosione produttiva che non ha precedenti nella storia dell’agricoltura, con un incremento medio annuo della produzione superiore al 10%. Questo aumento produttivo è dovuto al notevole ampliamento delle superfici coltivate. In Brasile le aree su cui si coltiva soia sono cresciute del 250% in poco più di 20 anni. I tre principali paesi produttori di soia (Brasile, Stati Uniti e Argentina producono l’80% dei 360 milioni di tonnellate annue, destinando una quota consistente verso il mercato europeo e cinese. Secondo i dati Eurostat, ogni anno l’Europa importa circa 20 milioni di tonnellate di soia sotto forma di semi e farine e l’80% è Ogm.

Ma è la Cina il grande consumatore di soia, importando il 60% di tutti i semi e le farine in commercio da destinare ai 500 milioni di suini che vengono allevati ogni anno. L’epidemia di peste suina africana, che aveva inciso profondamente, appare sotto controllo e gli allevamenti si stanno rapidamente ricostituendo. Per quanto riguarda il mais, la produzione mondiale è di circa 1,1 milioni di tonnellate annue, con una quota sempre maggiore ottenuta con piante transgeniche. Sono Stati Uniti, Cina, Brasile e Argentina i principali produttori, col 75% della produzione che finisce nei mangimi. Capire i futuri sviluppi nella produzione e nel commercio di mangimi animali è diventata una questione importante per l’Europa che, pur non avendo coltivazioni Ogm, dipende da questo tipo di produzioni. Carni, prosciutti, salumi, latte, formaggi, uova, sono ottenuti utilizzando in larga misura mangimi Ogm. La normativa europea impone la tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti Ogm importati, ma non prevede alcuna indicazione sul tipo di alimentazione degli animali allevati. Un grave vuoto normativo che va colmato.