Dopo essere stato cancellato il 9 settembre scorso, mentre erano in pieno svolgimento i test di accesso alle facoltà di medicina in tutto il paese, la Commissione Cultura alla Camera ieri ha ripristinato il «bonus maturità». L’emendamento al Decreto Istruzione (in aula alla Camera lunedì) è stato presentato da cinque deputati Pd (Bonafé, Malpezzi, Manzi, Pes e Raciti) e reintegra per quest’anno un pacchetto di punti da 1 a 10 da aggiungere a quelli ottenuti ai test d’ingresso alle facoltà a numero chiuso. Ciò darà la possibilità ai 2 mila «sovrannumerari» esclusi dalle graduatorie di iscriversi ai corsi.

Frutto degli sforzi legislativi di ben quattro ministri, il «bonus» era stato cancellato dal ministro dell’Istruzione Carrozza a causa delle storture e anomalie che discriminano l’accesso degli studenti all’università. Ora il partito dello stesso ministro lo ripristina «per sanare un’ingiustizia – si apprende da un comunicato – non si cambiano le regole in corsa, quando in gioco c’è il futuro dei nostri giovani». Una critica nemmeno troppo velata al governo, la cui decisione aveva scatenato dure polemiche.
La decisione della Commissione cultura non ha soddisfatto gli studenti dell’Udu che promettono un altro maxi-ricorso.

Il pasticcio creato dal governo, e la successiva decisione del Pd di ripristinare il bonus, crea una discriminazione ai danni di chi non aveva il bonus e si è visto decurtare il punteggio per le domande sbagliate. Un caos che l’emendamento non risolve. Gli studenti di Link attaccano il governo per il taglio indiretto di 40 milioni di euro al fondo per il diritto allo studio. Entrambi torneranno in piazza il 15 novembre per chiedere l’abolizione del numero chiuso. Ieri Giancarlo Galan si è dimesso da relatore del decreto scuola perché «da liberale» non accetta che sia finanziato con l’aumento delle tasse su birra e alcolici.