Le stime e le promesse, condite da numeri sempre strabilianti, come insegna l’abc di ogni propaganda sotto qualunque regime, prima o poi devono fare i conti con i fatti. La boutade che ha segnato una lunga epoca, infausta, parlava di «un milione di posti di lavoro». Ricordate? L’aveva promesso Silvio Berlusconi, ed è andata a finire così come siamo andati a finire. Malissimo. Anche il giovane Letta (Enrico), nel suo piccolo, l’anno scorso si era sbilanciato con una promessa meno ambiziosa, ma anche lui è stato duramente smentito dalla realtà. E la realtà, con i suoi numeri rivelati, prima o poi, forse, darà un duro colpo anche a qualcun altro.

Cosa aveva previsto Letta? Che il suo “bonus per le assunzioni” dei giovani tra i 18 e i 29 anni avrebbe creato 100 mila posti di lavoro tra il 2013 e il 2015. Sarebbe stato sufficiente stanziare 749 milioni di euro. Il risultato è stato un flop: secondo i dati forniti dall’Inps, a fine giugno le domande confermate di prenotazione per i giovani disoccupati erano 28.606, ma tra queste 5.499 sono scadute (andavano confermate pochi giorni dopo la prenotazione). Dunque le domande confermate sono 22.124.

Il beneficio previsto per ogni giovane assunto con il bonus è di un terzo dello stipendio lordo fino a un massimo di 650 euro al mese per un massimo di un anno e mezzo. Dunque, calcolando 8.000 euro in un anno per ogni assunto, fino a ora sono stati spesi meno di 160 milioni di euro rispetto ai 749 milioni messi a disposizione.

Significa che la crisi morde troppo e le aziende non sono granché interessate ad approfittare del taglio totale dei contributi per 18 mesi: non c’è la ripresa, dunque non ci nemmeno le assunzioni, ancorché agevolate. E le porte per l’ingresso nel mondo del lavoro si sono chiuse ulteriormente proprio negli ultimi mesi, altro segno che sta tirando una brutta aria: se a metà dicembre le domande arrivate erano 18 mila, il numero delle richieste è quasi precipitato nei mesi successivi (l’effetto Renzi non ha convinto le aziende).

Tra le domande di assunzione confermate – tanto per ribadire la più cruciale delle disparità tra i sessi – prevalgono nettamente quelle degli uomini (13.827) rispetto a quelle delle donne (8.297). C’è poi un dato non quantificabile: nessuno potrà mai dire quali di queste assunzioni ci sarebbe stata ugualmente anche senza l’agevolazione del “bonus giovani”.

Inoltre, non bisogna credere che il “bonus” possa agevolare la categoria dei giovani tout court: l’assunzione, infatti, deve riguardare giovani privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi e privi di diploma di scuola media superiore o professionale (si può applicare anche per contratti a tempo parziale e per gli apprendisti).

Morale: ben altri regali bisognerà concedere agli imprenditori per incentivare la creazione di posti di lavoro, che diventeranno tali sono se privati dei più elementari diritti. Del resto i cosiddetti “giovani” sono stati costretti ad accettare di tutto.