Per Matteo Renzi l’Expo è la grande occasione per rilanciare l’economia italiana e l’eccellenza del made in Italy. Ma la grande occasione persa è di aver evitato ancora una volta di parlare chiaramente di cosa mangiamo. In Italia non se ne ha grande consapevolezza, ma la maggior parte delle materie prime usate nell’alimentazione non è prodotta in Italia.
Iniziamo dal frumento, vale a dire pasta e pane, gli alimenti quotidiani degli italiani. L’Italia, che Renzi vuol dipingere come la regina del cibo d’eccellenza, importa il 65 per cento di grano tenero (per pane e pizza) e il 30 per cento di grano duro (per la pasta). Barilla, grande promotore di Expo e del Protocollo di Milano per l’alimentazione nel mondo, ammette sul suo sito di utilizzare il 30 per cento di grano non italiano. Non ritiene necessario indicarlo sull’etichetta, ma assicura che si tratta di grano ottimo. Inoltre, importiamo il 20 per cento di mais e ben il 90 per cento di soia, usate in massima parte per la zootecnia.

Il Sole 24 ore dell’11 aprile scorso riferisce di un dato poco conosciuto: l’industria mangimistica europea importa ogni anno 34 milioni di tonnellate di soia, al 90 per cento ogm. La carne, i prosciutti, il latte e i formaggi arrivano da animali nutriti con mangimi e soia ogm, tra questi prodotti eccellenti dell’export italiano, come il Parmigiano Reggiano e il prosciutto crudo. Da decenni la soia ha soppiantato l’erba medica e le leguminose come fonte proteica per l’alimentazione degli animali, soprattutto negli allevamenti intensivi di carne e latte, dove gli animali sono diventate macchine che arrivano a produrre fino a 60 litri di latte al giorno.

La soia ogm, fatta ingurgitare (insieme al mais) a questi animali, proviene per oltre il 50 per cento da Argentina e Brasile, dove è coltivata in enormi monoculture, irrorate da aerei con pesticidi (alcuni proibiti nella Ue), tra cui fondamentale è il Glifosate (Roundup Monsanto), venduto insieme ai semi Ogm e classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms (Iarc) come «probabile cancerogeno per l’uomo». Il glifosato è l’erbicida più usato al mondo, non solo nell’agricoltura ogm ma anche nella nostra, dove si usa, ad esempio, come disseccante prima della raccolta di cereali. È assai utilizzato anche per usi civili, da privati e amministrazioni pubbliche, nei giardini e nei bordi delle strade. La Monsanto ha chiesto all’Oms di ritirare il rapporto Iarc, definendolo «scienza spazzatura», mentre sono rimaste zitte Bayer e Syngenta, le multinazionali europee che ne producono e vendono in grandi quantità anche in Europa.

Bisogna ricordare inoltre che i pesticidi sono presenti nel 57 per cento delle acque superficiali europee e nel 20 per cento delle falde. Il Rapporto Ispra 2014 sui pesticidi nelle acque conferma un forte inquinamento delle acque superficiali (57 per cento dei campioni) e profonde (31 per cento) in Italia. Il che pone il problema di cosa beviamo. Il glifosato è il più alto inquinante delle acque superficiali (54 per cento), ma è stato monitorato solo in Lombardia. Inoltre, nel 5 per cento dei campioni di acque sotterranee, specie nell’area padano-veneta, si trova ancora l’atrazina, proibita dal 1992.

Questa è l’acqua che si beve e si usa per i prodotti alimentari. Dobbiamo evidentemente chiederci cosa potrebbe esserci nell’acqua del rubinetto e nelle acque in bottiglia, come garantire controlli pubblici trasparenti ai cittadini e come è possibile fare agricoltura biologica con una risorsa così avvelenata.

Dopo l’intreccio perverso tra cibi ogm e contaminati da pesticidi cancerogeni, è bene accennare anche alle conseguenze che questo cibo industriale ha su un’altro slogan di Expo: «Energia per la Vita». Gli studi di Via campesina indicano che il 44-57 per cento di tutte le emissioni di gas serra provengono dal sistema alimentare globale. La produzione industriale di cibo (in particolare gli allevamenti intensivi) è la principale responsabile del riscaldamento globale. C’è un nesso inscindibile tra cibo, acqua ed energia, che è tempo venga assunto dai movimenti negli obiettivi e nei fronti di lotta.

Ci sono ormai obbiettivi maturi posti dai movimenti dell’acqua e dell’energia. Noi vogliamo evidenziarne alcuni urgenti relativi al cibo e farlo in occasione di Expo: vietare in Italia l’import di mangimi ogm; vietare l’uso del cancerogeno Glifosato in Italia (come ha già deliberato il Parlamento olandese, limitatamente agli usi civili); impedirne la riautorizzazione in Europa (scade a fine 2015); monitorarne la presenza nelle acque in tutte le Regioni, non solo in Lombardia; pretendere che i ristoranti di Expo non usino prodotti Ogm, come deliberato il 17 marzo 2015 dal Consiglio comunale di Milano, quindi utilizzino solo prodotti veramente biologici.

Già 14 associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica hanno chiesto al governo di proibire il Glifosato. Le potenti multinazionali dell’idro-agrobusiness, che stanno spingendo per l’approvazione del Ttip, cioè Monsanto, Nestlè, Bayer, Syngenta, sono deboli su questo terreno, non hanno alternative per cambiare la zootecnia industriale, che è ogm e Glifosato-pesticida dipendente, oltre a utilizzare e inquinare enormi quantità di acqua.