Sulla copertina di uno dei dossier bollenti già in fila sul tavolo di Mario Draghi c’è scritto «blocco degli sfratti». La proroga fino al 30 giugno prossimo è stata inserita nel dl Milleproroghe in zona Cesarini, il 23 dicembre scorso, facendo andare su tutte le furie le associazioni dei proprietari. Da allora, Confedilizia in testa, non hanno risparmiato attacchi e accuse, chiedendo la revoca della misura.

La questione riguarda la vita di decine di migliaia di persone. Secondo il ministero della Giustizia nel 2020 sono stati emessi circa 40mila provvedimenti di sfratto, intorno al 90% per morosità incolpevole. Numeri che si vanno a sommare a quelli dell’anno precedente: 48.543 provvedimenti di sfratto emessi, di cui 25.939 eseguiti con l’ufficiale giudiziario (fonte: Viminale).

Il Milleproroghe deve essere convertito in legge entro il 28 febbraio, data di scadenza. Sulla sospensione degli sfratti sono stati presentati emendamenti da tutti i partiti tranne LeU. Le sfumature sono diverse, ma semplificando si può dire: Italia Viva, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia vogliono cancellare la norma; il Pd chiede di distinguere tra sfratti pre e post Covid-19 (cioè successivi al 16 marzo 2020), fermando solo i secondi; il M5S, più favorevole alla norma, vuole legare la proroga del blocco a un’autodichiarazione di riduzione del reddito familiare del 50%. Altri emendamenti riguardano le forme di compensazione a vario titolo dei proprietari.

A difesa della proroga scendono oggi in piazza i sindacati: Sunia Cgil, Sicet Cisl, Uniat Uil, Unione Inquilini, Asia Usb. Proteste sotto prefetture ed enti locali sono previste in Sicilia (dove anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando sostiene la rivendicazione), Calabria, Toscana, Veneto e Lombardia (importante la piazza di Milano). La convergenza nazionale sarà a Roma, alle 15 a Montecitorio. A questa piazza aderiscono anche Cgil, Cisl e Uil del Lazio, il Forum del terzo settore e l’associazione Nonna Roma.

«Sarebbe impensabile e inumano mettere sulla strada migliaia di famiglie con esecuzioni forzate degli sfratti, in assenza di alternative immediate con passaggio da casa a casa. Qualsiasi valutazione non può prescindere dal Covid-19 e dai suoi effetti drammatici e luttuosi», scrivono Sunia, Sicet, Uniat e Ui in una lettera inviata ai presidenti dei gruppi parlamentari della Camera e alle commissioni Affari istituzionali e Bilancio e tesoro. Altra missiva è stata indirizzata ad Antonio Decaro, a capo dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), e Stefano Bonaccini, che presiede la conferenza delle regioni.

«Chi vuole distinguere tra sfratti precedenti e successivi all’arrivo della pandemia vede la questione da una prospettiva sbagliata – dice Massimo Pasquini, segretario dell’Unione Inquilini – Lo stop agli sfratti è una misura a tutela della salute dei cittadini. Il rischio riguarda allo stesso modo tutti quelli che potrebbero finire per strada».

I sindacati chiedono anche l’apertura di un tavolo tra istituzioni e parti sociali per discutere le soluzioni di medio-lungo periodo. «Il blocco è necessario e va assolutamente confermato, ma non è la soluzione – dice Stefano Chiappelli, segretario Sunia Cgil – Bisogna usare i fondi del Recovery fund, quelli strutturali europei e gli ex Gescal per creare 500 mila nuovi alloggi di edilizia pubblica e sociale riqualificando il patrimonio dello stato».

Sempre a Roma sfileranno in corteo i movimenti per il diritto all’abitare e Asia Usb. L’appuntamento è alle 15 davanti al dipartimento patrimonio e politiche abitative del Comune per muoversi verso la Regione. Al centro della mobilitazione le critiche a bonus e misure tampone che non affrontano «la natura complessiva e strutturale della questione alloggiativa romana». Nella capitale, afferma Usb, il 70% delle domande di bonus affitto sono state scartate, 7.658 alloggi Ater sono finiti in vendita e non si assegna una casa popolare da mesi. Le richieste: recupero del patrimonio pubblico e privato non utilizzato e regolazione dei canoni di affitto.