Il Bif&st 2020 (22-30 agosto) assomiglia a uno dei suoi film, Les traducteurs, proiettato il 25 tra le 7 Anteprime internazionali. Come la pellicola franco-belga di Régis Roinsard (con Lambert Wilson e Riccardo Scamarcio), ch eisola in un hôtel particulier nove traduttori di diversi Paesi per lavorare segretamente sul volume inedito di un bestseller mondiale, anche il Festival di Bari, bestseller delle rassegne del Sud Italia, si isola (in arene a cielo aperto) e si ‘traduce’, dopo l’edizione più ampia e scintillante annunciata per il marzo scorso, in una versione contratta e più appartata. Dove la minaccia – mediatica – degli hackers nel film è rappresentata dall’affastellamento nelle stesse date – per via dell’emergenza sanitaria che ne ha ugualmente spostato le date – di altri festival importanti, come la Mostra di Pesaro o il Cinema Ritrovato di Bologna.

« Rassegna re-inventata (tre spazi all’aperto, due al chiuso) nel rispetto delle sue consolidate caratteristiche di festival urbano, sempre nel cuore della città di Bari », annuncia il direttore Felice Laudadio. Confermate, anche se ridotte, le linee-guida dell’edizione saltata in marzo. Mario Monicelli, a dieci anni dalla scomparsa, celebrato con una mostra fotografica al Margherita e una densa selezione dei suoi film digitalizzati o restaurati al Galleria, inaugura stasera il nuovo spazio all’aperto di Piazza della LIbertà con La ragazza con la pistola, girato in Puglia : a Polignano, a Conversano e nell’Alta Murgia. Chiuderà, il 30, un film girato a Bari, il restaurato LaCapaGira di Alessandro Piva. In mezzo, le 7 Anteprime fuori concorso, tra cui il 29 l’anglo-americano La vita straordinaria di David Copperfield di Armando Iannucci con Tilda Swinton e, il 27, il britannico Misbehaviour (Il concorso) di Philippa Lowthorpe con Keira Knightley, prossimamente distribuito in Italia dalla Bim, con un doppio coup de théâtre : l’incursione in diretta del Movimento delle donne durante la serata di premiazione di Miss Mondo 1970 e l’assegnazione a sorpresa del titolo, per la prima volta, a una ragazza afroamericana.

Tredici i film in concorso del Panorama internazionale, al Teatro Piccinni in due turni serali. Spiccano l’austro-tedesco Gipsy Queen di Hüseyin Tabak su una madre single di tre bambini che s’arrabatta in una palestra di boxe, il franco-brasiliano Três Verões (Tre estati) di Sandra Kogut con una superba Regina Casé, sul graduale disintegrarsi del Brasile alla vigilia del 2018, e l’italo-serbo-franco-macedone Nonostante la nebbia di Goran Paskaljevic con Donatella Finocchiaro e Anna Galiena, su un’adozione imprevista contro i pregiudizi della gente.

Il tradizionale ItaliaFilmFest, kermesse del nostro cinema di stagione, presentato nell’Arena del Castello Svevo con repliche al Teatro Piccinni, sarà anche quest’anno una festa di proiezioni, ospiti e premi, da Il traditore di Marco Bellocchio a Martin Eden di Pietro Marcello, a La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Lorenzo Mattotti, a 5 è il numero perfetto di Igort, a Pinocchio di Matteo Garrone che vedrà il folletto Robero Benigni doppiamente premiato, con il Fellini Award e l’Alberto Sordi per il miglior attore non protagonista. Tra rimembranze e ‘contorni’, Ugo e Andrea di Rocco Mortelliti con Camilleri e Gregoretti, e la presentazione di libri, Ritratti e autoritratti. Cinema teatro tv e la battaglia delle idee di Laudadio, Bianco e Nero dedicato a Monicelli, Alberto Sordi di Alberto Anile.
E torniamo a Les traducteurs con qualche domanda al regista Régis Roinsard incontrato a Parigi ai RDV di Unifrance: «Mi sono finalmente avvicinato al thriller, genere sottostimato ma che adoro e devo elogiare Scamarcio, per la sua interpretazione e il suo francese.

Come ha ottenuto la full immersion degli attori nella traduzione ? «Ho dato loro da tradurre le prime dieci pagine di Dedalus di James Joyce».

C’è una responsabilità in più quando si traduce un bestseller? «La responsabilità, e il piacere, di tradurre fa parte della nostra vita sociale : è qualcosa che arricchisce e allarga gli orizzonti. Non a caso, in Usa, le traduzioni sono rare. È un modo di rinchiudersi in un’ottica piccola piccola, che conduce alla dittatura».