Pippo Delbono e Ricci Lucchi e Gianikian: il cinema italiano nel concorso del Festival di Locarno 2013, il primo diretto da Carlo Chatrian, scommette su un’Italia obliqua, apolide si sarebbe detto fino a qualche anno fa, e più per sensibilità e sistemi di immaginario che per residenza. Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian vivono e lavorano, infatti, a Milano, le loro immagini hanno fatto il giro del mondo, installate o proiettate su schermi, eppure in Italia sono conosciuti e amati ancora da gruppi ristretti, almeno fino a quando Andrea Lissoni e Chiara Bertoli lo scorso anno hanno organizzato la loro prima personale all’Hangar Bicocca di Milano (Non Non Non). Un successo totale. Ricordo ancora Yervant sorridere dicendomi che lo avevano riconosciuto al supermercato.

Eppure in un concorso non ci erano mai stati, e anche questo è un bel segnale da parte della direzione locarnese e del suo gruppo di lavoro – chissà perché la mostra di venezia se li è fatti sfuggire – che sembra in questo suo cartellone voler sparigliare un po’ le regole, mescolando le tendenze del cinema in ogni declinazione.
Pays Barbare però targato Francia, è anche il primo film con una produzione cinematografica (Les Films d’Ici) dei due registi, e negli archivi di film girati in Etiopia negli anni 30 e 40, smascherano il senso profondo del colonialismo, dell’esotismo, dei razzismi, di un fascismo che appartiene a ogni epoca.

Del resto: gli insulti di Calderoli al ministro Kyenge, oltre, a volgarità non denotano un malessere più grande, quello del nostro paese ostaggio di qualcuno in nome di economie e stabilità, il cui prezzo è ormai intollerabile? Sangue, questo il titolo del nuovo film di Delbono, è girato come Amore carne col telefonino e con una piccola digitale, cifra intima tecnologica che corrisponde alla poetica del regista. Delbono, ligure e vagabondo come tutti i teatranti, è anche lui un anomalo nel nostro cinema, autore– attore sul palcoscenico, regista di set alla prima persona, protagonista in molti film (ma in quelli italiani se si esclude Luca Guadagnino nel suo magnifico Io sono l’amore la regia e assolutamente inadeguata a confrontarsi con la sua fisicità). Sangue è un nuovo viaggio, e il racconto di un incontro avvenuto nella reciprocità del dolore. Delbono al capezzale della madre malata conosce Giovanni Senzani che è lì a curare la moglie Anna. Ma Senzani è anche l’ex leader delle br, una Storia che il nostro paese non ha mai voluto davvero affrontare, e allora i due uomini parlano di morte, e della vita, ma anche e inevitabilmente di ieri e dell’oggi, dell’Italia in macerie come l’Aquila terremotata che quei giorni aspetta un segnale per ricominciare.
In Piazza c’è l’esordio nel lungometraggio di Bruno Oliviero, regista italiano anche lui con un itinerario inusuale, documentarista (una volta anche insieme a Leonardo Di Costanzo, Odessa), docente e attento scopritore di talenti. La variabile umana d’un thriller emozione, protagonista Silvio Orlando. E infine Penelope Bortoluzzi, lei è proprio emigrata vive a Parigi dove lavora con Stefano Savona. Una coppia fantastica. La passione di Erto (fuori concorso) èi l suo secondo film, sarà siamo certi una bella scoperta.