A Quentin Dupieux piacciono le ossessioni specie se straordinarie. Nel film precedente, Le Daim – in Italia uscito col titolo Doppia pelle – ruotavano intorno a un giubbotto di pelle di daino omicida stavolta al centro c’è una mosca gigante, ma soprattutto ci sono due amici senza un soldo e non troppo acuti, combinazione che cambia i toni dal surreale nero all’umorismo del «buddy film». Che poi come spiega lui stesso è ciò da cui è partito per Mandibules – presentato Fuori concorso: «Dopo tanti film attraversati dalla morte volevo concentrarmi sulla vita, sull’amicizia anche grazie al rapporto che unisce i due attori, Gregoire Ludig e David Marsais», il duo comico francese Palmashow. Questo non vuol dire che rinunci a giocare coi generi, ammiccando qua e là per confondere le piste – il titolo, Mandibole , suggerisce molto terrore – tradirli e rimixarli a suo piacimento e non mettere troppo da parte Mr. Oizo, il se stesso musicista e produtture discografico, quello di Flat Beat, successo electro di fine anni Novanta da milioni di copie vendute con protagonista il pupazzo giallo Flat Eric.
Jean Gab (Ludig) e Manu (Marsais) sono legatissimi, condividono ogni assurdità: i loro progetti si traducono per lo più in fallimenti, ma i due si sostengono e si entusiasmano sempre a vicenda: «Toro Toro» è il loro motto, una specie di rivistazione «bovina» del gesto rock/metal . E quando trovano nel bagagliaio una mosca gigante pensano di ammaestrarla per fare soldi, potrebbe diventare il loro drone della ricchezza. Il problema è che non hanno un posto dove stare, la mosca ha sempre fame, loro non hanno i soldi per il cibo e per la benzina.

LA SORTE li porta nella lussuosa villa di un gruppo di ragazzetti ricchi, che li guardano male, specie una (Adèle Exarchopoulos), fissata con la cucina, le buone maniere borghesi, che urla sempre perché ha preso un colpo di testa sciando e non si è più ripresa. E quei due «sfigati» tipo i compagni di classe più scemi proprio non li sopporta…

LA COMMEDIA ammicca al fantasy dell’animalone ronfante tra attese e tensioni per vedere in che chiave declinerà, se l’horror adolescenziale cannibale o l’happy ending fiabesco (non lo diremo), umorismo persino un po’ vintage ma che sembra funzionare sempre – la sala veneziana ha riso moltissimo. Rispetto a Le Daim, Manibules sembra più «semplice», Dupieux procede spedito, con la mano sicura di chi sa campionare i suoi elementi in modo giusto per divertirsi. Forse stavolta il suo «spirito» comico è un po’ meno originale ma mantiene leggerezza, gusto, charme. Non poco di questi tempi.