L’hanno rifatto. Dieci mesi fa comprarono una pagina del Corriere della Sera per dire chiaro e tondo ««Noi sosteniamo Matteo Renzi». Erano 108 «semplici cittadini interessati alle sorti del Paese». Ieri sono tornati, ancora con un’avviso a pagamento sul Corriere: «Noi continuiamo a sostenere Matteo Renzi». Nel frattempo sono cresciuti, sono 208.
Non c’era per esempio e si è aggiunto Gaddo della Gherardesca, conte, pubblicitario, meglio noto come ex fidanzato della duchessa di York, Sarah Ferguson. Lui e gli altri devono aver colto il presidente del Consiglio in difficoltà. Sentono che è il momento di farsi sentire: «In soli 18 mesi questo governo ha realizzato ciò che nessuno era riuscito a fare prima e senza i soliti compromessi al ribasso». Segue elenco di cose già fatte (dagli 80 euro al divorzio breve al Jobs act all’Italicum) e ancora da fare (al primo posto la riduzione delle tasse). Ma segue anche un consiglio, da amici: «Suggeriamo al governo di impostare una strategia di comunicazione continuativa e mirata per mantenere un filo diretto con il Paese».

Dev’esserci un problema di comunicazione. Oppure i volenterosi sostenitori di Renzi lo avvertono per deformazione professionale. Non c’è solo Gaddo, nell’elenco, ci sono altri manager della pubblicità come Nicola Thellung, direttore finanziario di Havas media group Italia e Maurizio di Robilant, creativo (suo il logo della Fca di Marchionne) nonché recente promotore della «Fondazione Italia patria della bellezza» che propone a Renzi un «bollino di italianità».

E non mancano i consulenti d’azienda ad alto livello, come Giorgio Rossi Cairo di Value partners, Luigi Mancioppi di Amrop, Kevin Tempestini, Marco Ghetti fondatore di Mosaic che assieme a Agostino Migone, avvocato d’affari e «personaggio importante dello scoutismo» era stato tra i promotori dell’appello di ottobre. E con i consulenti ci sono i manager del mondo della finanza. Guido Costa, Paolo Cuccia, Gianni Tamburi (socio in Eat Invest di Oscar Farinetti, Eataly), Federico Schlesinger di Intesa Sanpaolo, Sergio Castelbolognesi. Qualcuno rispetto all’appello di dieci mesi fa si è sfilato, come il vignaiolo Peter Heilbron, il manager del gruppo Espresso Luca Paravicini (ma c’è sua moglie Vannozza Guicciardini del cda del Fai) e l’ex amministratore delegato di Benetton Gerolamo Caccia Dominioni.
Qualcuno si è aggiunto, come il concessionario d’auto di lusso Piergiorgio Zurleni, il «cacciatore di teste» Roberto D’Incau, l’amministratore delegato di Electro Power Systems Carlalberto Guglielminotti. Molti hanno firmato (e sottoscritto) ancora, come lo stilista di abiti da sposa Antonio Riva e la direttrice della casa d’aste Christie’s Clarice Pecori Girardi. Non c’era e adesso c’è Chicco Testa. E tra i nuovi arrivi c’è l’assai noto Guido Roberto Vitale, banchiere d’affari, fondatore negli anni Ottanta di Euromobiliare con De Benedetti, Gardini e Fininvest e poi, tra le altre cose, presidente di Rcs Mediagroup. Recentemente è tornato all’editoria, essendo stato tra i quattro fondatori di Chiarelettere, la casa editrice che ha in catalogo i libri di Marco Travaglio ed è tra i soci fondatori e azionisti del Fatto quotidiano. a. fab.