Dai pannolini U&G alle salviette, dal baby food ai giocattoli, dai vestitini ai baby tablet, i bambini sono un affare d’oro per le multinazionali, e il loro impatto sull’ambiente può essere davvero pesante.

Eppure i bambini hanno bisogno di poco. I loro bisogni psico-fisici, nei primissimi anni di vita, sono soddisfatti in primo luogo dal contatto con la mamma, il papà o altre figure di riferimento. Anche crescendo, i bambini non hanno bisogno di tanti oggetti: «Hanno diritto a vivere momenti di tempo non programmato, a sporcarsi, a usare chiodi e martelli, a giocare con la natura, a camminare per le strade da soli, a mangiare cibi sani, respirare aria pulita» (Manifesto dei diritti naturali di bambini e bambine, G.Zavalloni).

Ma non sempre questi diritti vengono riconosciuti dagli adulti, che preferiscono soffocare il mondo dell’infanzia con un consumismo inutile, frenetico ed inquinante. Ecco alcuni spunti tratti dal libro Impatto zero, vademecum per famiglie a rifiuti zero.

PARTIAMO DAL PRINCIPIO, PARTIAMO DAL latte della mamma: un liquido vivo e insostituibile, gratis, pronto all’uso, a «mm zero». L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) consiglia l’allattamento esclusivo fino a 6 mesi di vita, a richiesta: in questo periodo è quindi inutile comprare ciucci o biberon, somministrare acqua o tisane al bambino, perché interferirebbero con l’allattamento. Il recente documento di Ibfan «Il Codice Violato» ripercorre tutte le sottili strategie di marketing messe in atto dalle multinazionali della formula, per spingere le mamme a ricorrere al latte in polvere (e i pediatri a prescriverlo), anche quando non ce ne sarebbe bisogno, minando così la salute di mamma e bambino, nonché del pianeta.

Secondo il documento «Formula for a Disaster», per ciascun kg di latte in polvere prodotto e lavorato, vengono emessi 21,8 kg di CO2-equivalente di gas serra. L’impronta idrica corrisponde a 4.700 litri di acqua per kg di latte in polvere. Ma non basta, perché le coltivazioni di soia (usata come mangime per le mucche) e le piantagioni di palme da olio (usato nel latte artificiale) causano degrado ambientale e deforestazione. (Ibfan Asia, 2014)

A partire dai 6 mesi l’Oms consiglia di continuare l’allattamento al seno (anche fino a 2 anni  e oltre) e integrare con pappe. Ma quali pappe? Gli omogeneizzati sono comodi ma costosi, poco ecologici e poco salutari: contengono stabilizzanti, aromi, conservanti, talvolta zucchero, hanno inoltre un elevato impatto ambientale a causa della lunga lavorazione industriale, e sono confezionati in imballaggi. Se possibile è meglio fare le pappe in casa e con alimenti bio e di stagione, oppure più semplicemente dare al picccolo lo stesso cibo (sano) che mangiamo noi, sminuzzato o schiacchiato (Lucio Piermarini, Io mi svezzo da solo).

PER L’IGIENE, OLTRE AD ESSERE inquinanti, inutili e costosi, shampoo, salviette e cremine contengono sostanze irritanti e i continui lavaggi tolgono lo strato protettivo della cute del bebè. Per il bagnetto basta un pugno di amido di riso sciolto nell’acqua. Per idratare il culetto dopo il cambio basta un goccio di olio di mandorle o di oliva. Prima di comprare ogni prodotto è sempre meglio leggere gli ingredienti e informarsi su questo sito: biodizionario.it.
Un bebè nei primi suoi anni di vita produce 1 tonnellata di rifiuti, contando solo i pannolini usa e getta. Rifiuti che in discarica si biodegradano in oltre 500 anni, rilasciando sostanze inquinanti, e se inceneriti producono altrettante sostanze nocive: diossina, nanoparticelle, ceneri da smaltire e CO2. La plastica, il cloro, il gel ultra assorbente presenti nei pannolini U&G sono inquinanti e irritanti per la pelle. I pannolini lavabili sono una valida alternativa: salutari, ecologici e economici. Una ricerca australiana, confrontando pannolini lavabili e quelli usa e getta, sulla base di vari parametri (consumi di energia e acqua, superficie richiesta per le materie prime, emissioni solide causate dal ciclo vitale), dimostra che l’uso dei pannolini lavabili è meno impattante per l’ambiente.

E’ PERO’ IMPORTANTE LAVARE I PANNOLINI in una lavatrice a basso consumo energetico, a pieno carico, con detersivi ecologici, stenderli ad asciugare, evitando per quanto possibile l’asciugatrice (O’Brien et alii, 2009). Ce ne sono di tanti tipi, comodi, pratici e bellissimi, si comprano su internet o nei negozi. Alcuni Comuni danno incentivi all’acquisto, oppure ci sono pannolinoteche dove poterli prendere in prestito (www.nonsolociripa.it). Ci sono anche i pannolini compostabili, ma in questo caso attenzione alla dicitura compostabile e al marchio: ISO 13432.

Affinché le feste,i picnic e i compleanni dei pargoletti non diventino dei «rifiutifici», cercate di usare bicchieri e stoviglie lavabili, borracce e caraffe con acqua di rubinetto (o tisane fatte in casa). A Faenza esiste una stoviglioteca: un kit di bicchieri e piatti in plastica colorata e lavabile da far girare tra compleanni e feste, riducendo così al minimo i rifiuti.

La pubblicità propina tablet e giocattoli elettronici fin dalla più tenera età: ma questi rendono passivi i bambini, con stimoli eccessivi, e si rompono facilmente, finendo nelle discariche, con componenti difficilmente riciclabili. Così come per i vestiti, la loro produzione è molto inquinante, sono assemblati in paesi dove la tutela dei lavoratori e dell’ambiente è molto scarsa. Il consiglio è quello di recarsi nei mercatini dell’usato, organizzare baratti, oppure recarsi nelle botteghe del commercio equo, o nei negozi ecologici. Ad ogni età si può regalare un bel libro, meglio se in carta riciclata! Bei luoghi da frequentare sono anche le ludoteche e le biblioteche, dove si possono prendere in prestito gratuitamente giochi e i libri, all’insegna del riuso e dello scambio.

RICORDIAMOCI INFINE CHE GIOCARE FUORI è il miglior passatempo, possibilmente con giochi auto organizzati. Ma i bambini di oggi passano all’aperto meno tempo dei carcerati, spesso trasportati da un luogo chiuso (la scuola) ad altro luogo chiuso (la casa o la palestra) in un mezzo chiuso (l’auto), il tutto sotto controllo adulto. Questo ha effetti negativi, non solo perché aggrava il traffico e l’inquinamento dell’aria, ma anche perché dimimuisce il senso di orientamento, l’autostima, la capacità di concentrazione e aumenta l’iperattività nei bambini.

La quinta rilevazione di «OKkio alla Salute», avvenuta nel 2016, evidenzia una bassa percentuale di bambini e bambine che si recano a scuola a piedi o in bicicletta (27%), mentre la maggioranza utilizza la macchina (62%) o in minima parte lo scuolabus (10%). E’ invece importante limitare l’uso dell’auto, educando i bambini a muoversi in bici, a piedi, o con i mezzi pubblici anche autonomamente. I più piccini si possono trasportare nelle cargobike o nei carrellini traino, dove sono al coperto e riparati, oppure nel seggiolino della bici dell’adulto (dai 6 mesi circa). Le cargo bike sono utili perché possono portare vari bambini, oltre alla spesa, fino a 100 kg!
Anche viaggiare in treno è un’esperienza divertente per i bambini, che possono alzarsi, giocare, leggere, e i genitori possono dedicarsi ai figli con più serenità (cosa che non possono fare guidando). Insomma, crescere bambini felici e a impatto zero (o quasi) è una missione possibile!