Quella di ieri è stata una giornata surreale sul fronte Ilva. Nel corso della mattinata, il ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato aveva annunciato una riunione del consiglio dei ministri, convocata per approvare un decreto finalizzato «a sbloccare la gestione delle aziende del gruppo Riva Acciaio», i cui beni sono stati sequestrati dalla magistratura ionica. Voci di corridoio indicavano anche l’orario della riunione: le 15.

«La norma – aveva anticipato il ministro – prevede che in caso di sequestro di un’azienda da parte dell’autorità giudiziaria, deve essere garantita anche la continuità produttiva». Zanonato ha aggiunto che «la norma va a favore dei dipendenti, dei fornitori, e anche dello Stato che in caso di confisca non può avere un bene svalutato».

L’annuncio aveva comportato l’immediata reazione di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai: «L’approvazione del cosiddetto “decreto Riva Acciaio” è di estrema urgenza. Naturalmente ci saremmo augurati che non si dovesse giungere a questo decreto straordinario e che la vicenda rientrasse nei suoi giusti contorni, ovvero che si delineasse in via naturale il pieno ritorno a quella normalità aziendale che il provvedimento di sequestro ha improvvidamente infranto».

Da parte di Nichi Vendola, presidente della regione Puglia, era arrivato un invito al governo a «operare con saggezza»: «La via da seguire – ha detto il governatore – è quella del commissariamento perché è necessario allontanare una proprietà inaffidabile. L’Italia non può rinunciare all’acciaio, ma non può neanche rinunciare al diritto alla salute».

Nel tardo pomeriggio, la riunione del consiglio dei ministri non risultava confermata né smentita. Un vero e proprio giallo, anche in considerazione di assenze importanti: il presidente del consiglio, Enrico Letta, è in trasferta in Canada, il ministro dell’ambiente, Andrea Orlando, negli Stati Uniti.

Già la settimana scorsa, Zanonato aveva lanciato il cuore oltre l’ostacolo annunciando per il consiglio dei ministri di venerdì 20 un provvedimento che avrebbe consentito agli amministratori delle fabbriche della famiglia Riva di disporre anche dei fondi posti sotto sequestro apportando modifiche al codice di procedura penale. La decisione, però, era stata rimandata.

La suspense è svanita solo in serata, quando Zanonato ha comunicato il rinvio del consiglio dei ministri, forse a oggi. «C’è un approfondimento in corso, spero che il decreto si faccia domani. Ho un’urgenza tremenda di farlo».

Ieri si sono registrate novità sul fronte giudiziario. Il Tribunale del Riesame di Taranto ha disposto la scarcerazione e la sottoposizione agli arresti domiciliari di 4 dei 5 fiduciari dell’azienda siderurgica Ilva arrestati il 6 settembre scorso dalla Guardia di finanza in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nell’ambito della prosecuzione dell’inchiesta denominata «Ambiente Svenduto». Si tratta di Agostino Pastorino, Giovanni Rebaioli, Enrico Bessoni e Alfredo Ceriani. Il quinto arrestato, Lanfranco Legnani, era già ai domiciliari. Gli investigatori ipotizzano che all’Ilva di Taranto abbia operato dal 1995 una «struttura parallela» che teneva sotto stretto controllo lo stabilimento.