Il 29 novembre 1947, come ricordano i palestinesi, è stato uno dei giorni più neri della storia palestinese, quando l’Onu nel compiere il più grande torto nei confronti di un popolo sulla terra, votò il Piano di Spartizione della Palestina storica in 2 Stati: quello ebraico sul 56%, e quello  arabo palestinese sul 43,4% lasciando fuori dalla spartizione  Gerusalemme dichiarata zona internazionale.

Di fatto  le NU favorirono la Nakba, cioè l’espulsione del 75% dei palestinesi  dalle loro case.

Nel novembre 1974, Yasser Arafat Presidente dell’Olp, leader riconosciuto della lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese, venne invitato a pronunciare il suo  discorso dinanzi all’Assemblea Generale dell’ONU, rappresentando nelle sedi internazionali le legittime aspirazioni dei palestinesi e proponendo la `questione palestinese’ come nodo cruciale di interesse mondiale, con una sua specifica autonomia nel mosaico delle nazioni arabe disegnato dall’equilibrio delle grandi potenze nell’era post-coloniale.

Arafat, in quell’occasione,  dichiarava: “Il diritto di tutte le parti coinvolte nel conflitto mediorientale a vivere in pace e sicurezza, compresi lo Stato di Palestina, Israele e tutti” e aggiungeva:
“Sono venuto con un ramoscello d’ulivo in una mano e il fucile del combattente per la libertà nell’altra. Non lasciate cadere il ramoscello d’ulivo dalla mia mano”.

Nel 1977 l’Onu, dopo quel famoso discorso e come segnale di riconoscimento del torto commesso nei confronti del popolo palestinese per l’approvazione della risoluzione 181 del 29 novembre “47, consistente nell’ingiusto “Piano di Spartizione”, trasformò quella triste data in una giornata da celebrare e da festeggiare, dandole un diverso colore e una speranza per una giusta pace. È la Giornata che noi festeggiamo oggi. “Giornata Internazionale di Solidarietà con la lotta del Popolo Palestinese” e, per l’occasione, anche il Segretario Generale  è solito fare un suo discorso invitando il mondo a manifestare in solidarietà con la giusta causa palestinese.

Ma dopo tutti questi anni di aperture, di trattative e di false aspettative e speranze, dove siamo e cosa facciamo?

Grazie all’intransigenza e all’arroganza israeliana, e al silenzio e spesso alla complicità dei potenti della terra, campioni della democrazia e dei diritti umani, come piace loro ripetere in ogni occasione, siamo tornati indietro, siamo sotto zero.

Oggi, quando si chiede a qualunque uomo politico o a qualsiasi governo, quale è la soluzione del conflitto mediorientale, tutti rispondono: 2 stati per 2 popoli, ma quando il Presidente palestinese Abu Mazen, si presenta all’Onu a rivendicare il riconoscimento dello stato che non c’è e del popolo che non esiste, gli USA e la maggior parte dell’Europa votano: No.

In realtà è  Israele che non vuole la pace, ma vuole appropriarsi di tutta la terra palestinese e non, per questo può solo reprimere ed opprimere il popolo palestinese e cercare il consenso dei peggiori governi arabi, mantenere lo status de facto, né pace né guerra: reprimere, assassinare, distruggere…Fino a quando?

Fino a quando l’Onu e la Comunità internazionale potranno evitare di rispondere a questa domanda che noi facciamo? fino a quando saranno violati e negati i diritti umani del popolo palestinese?

 

Il popolo palestinese, in Palestina e in tutte le parti del mondo, continua la sua lotta e la sua eroica lResistenza. Ringrazia i 141 Stati nel mondo, che hanno mostrato sentimenti di giustizia e rispetto per il suo diritto all’esistenza, alla vita, alla libertà, alla giustizia e che hanno riconosciuto lo Stato della Palestina. GRAZIE ai paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.

 

Chiediamo oggi all’Italia, l’Italia autrice della Dichiarazione di Venezia del 1980 e all’Europa civile, di compiere un passo importante ed essenziale per la realizzazione di una soluzione pacifica, giusta e durevole per il conflitto mediorientale, attraverso il suo ufficiale riconoscimento dello Stato di Palestina come atto di giustizia e di coerenza morale e politica.

Oggi, rilanciando la Campagna italiana ed europea di raccolta delle firme (un milione dall’Italia e 15 dall’Europa) ringraziamo tutte le organizzazioni politiche, sindacali, culturali, religiose  e della società civile, italiane ed europee, che hanno deciso di marciare insieme a noi.

Lottiamo fianco a fianco per un mondo diverso, più giusto e più civile e per una libera e democratica Palestina.

L’autore è presidente della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio