Il 25 novembre non si resta a casa, neanche quest’anno
Le proteste Nonostante la pandemia i movimenti femministi non rinunciano alla presenza nelle strade. Cortei di massa in Turchia
Le proteste Nonostante la pandemia i movimenti femministi non rinunciano alla presenza nelle strade. Cortei di massa in Turchia
Seppur limitate dall’emergenza sanitaria le donne non hanno rinunciato a scendere in piazza.
A Roma ieri davanti a Montecitorio un flashmob di Non Una Di Meno ha richiamato l’attenzione sulla precarietà femminile e sul lavoro di cura non retribuito.
A Torino verniciati di rosa i marciapiedi davanti all’Ordine dei giornalisti e alla sede Rai, per segnalare il ruolo dei media nella perpetuazione degli stereotipi di genere.
A Milano un presidio davanti a Prima Assicurazioni, il cui primo azionista è Alberto Genovese, accusato dello stupro di una diciottene: «I soldi di questa impresa vadano a finanziare i centri anti-violenza».
Presidi e flashmob anche in diverse città europee. Tra le piazze più partecipate quella di Marsiglia e di Berlino, che hanno percorso in notturna le strade della città contro la violenza sessista. A Berlino il corteo si è concluso davanti al Volksbuhne, teatro pubblico, occupato per un periodo dagli artisti nel 2017, in contrasto con la direzione artistica e con le politiche culturali della città.
Grandi manifestazioni nelle principali città della Turchia con l’hashtag #25kasim. Cortei anche in Messico e in Cile con gli hashtag #Niunamenos e #DiaNaranja (ripreso dalla campagna “Orange the world” delle Nazioni Unite).
Il messaggio del KJK, Coordinamento delle donne curde: «Saluti rivoluzionari a tutte le donne che oggi nel mondo combattono il patriarcato».
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