Economia

Il 2014 non è l’anno della ripresa, Saccomanni insiste: «Sarà all’1,1%»

Crisi Confcommercio lancia l'allarme contraffazione

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 12 novembre 2013

Dopo l’Istat e la Commissione Europea, anche Confcommercio non vede la ripresa nel 2014 e costringe il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni a una risposta a stretto giro di posta. Per Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, il 2014 «non sarà certo l’anno di una ripresa sostanziale» anche per gli effetti della legge di stabilità: «Se non verrà corretta in Parlamento – ha continuato Sangalli – lascerà di fatto irrisolti i problemi strutturali della nostra economia e, soprattutto, non avvierà quella stagione di riforme, prima fra tutte quella fiscale, che auspichiamo da tempo». Oggi «le imprese sono stremate». Più che un segnale di pessimismo, in queste parole si profila l’ombra di una disperazione che contrasta con lo sfolgorante ottimismo di Saccomanni:

«Dopo una crisi grave e prolungata – ha detto – l’attività economica si sta avviando verso una graduale ripresa. Nel 2014 la dinamica del Pil è stimata pari all’1,1%. A partire dal 2015 la crescita del Pil si porterebbe su livelli vicini al 2%». Per la cronaca l’Istat prevedono una crescita allo 0,7% (contro l’1,1%). La guerra del Pil, e delle previsioni, durerà ancora a lungo e il governo non intende cedere nemmeno un percentile in questa gara.

Ma i dati continuano ad uscire e a preoccupare. Come quello, sempre dell’Istat, sulla produttività. Per il 25esimo mese consecutivo, anche a settembre la produzione industriale italiana è calata del 3%. Un debole inversione di tendenza dello 0,2% sembra affermarsi nei beni strumentali o nella tenuta dei prodotti intermedi. I settori che resistono meglio sono quelli della farmaceutica (cresciuto del 2,8% in nove mesi nel 2013. Nella metallurgia, che a settembre ha tuttavia registrato un positivo 0,4%, tutto si contrae: dalla meccanica alla gomma, dal legno ai mobili. Senza contare il settore alimentare, che registra un calo del 5,9%.

In questa cornice Sangalli ha aggiunto il rischio che i commercianti vedono nella contraffazione. «Sette esercizi su 100 – ha spiegato – sono abusivi». Confcommercio chiede «tolleranza zero», in particolare contro «i mercati ambulanti del Mezzogiorno dove si arriva ad un abusivo su tre». Secondo le stime, sarebbero 43 mila i negozi a rischio, 79 mila i lavoratori. Il fatturato arriverebbe a 8,8 miliardi all’anno.

Non è chiaro se e quanto – a parere di Confcommercio – la crescita del commercio illegale sia una risposta alla crisi, oppure una tendenza del mercato italiano, ma questa cifra sarebbe pari al 4,9% del fatturato regolare. Solo nel settore turistico, bar e ristoranti riguarda il 10% del volume d’affari (5,2 miliardi di euro), mettendo a rischio 27 mila imprese e 106 mila occupati regolari. Il ministro degli interni Alfano ha promesso una risposta «law and order» contro i «suk a cielo aperto nelle nostre città».

A questa risposta poliziesca, si può obiettare con un recente rapporto di Confcommercio, secondo il quale il 25,6% dei consumatori nel 2013 ha acquistato un prodotto illegale, soprattutto nel Mezzogiorno. Il 55,3% degli interpellati lo spiega per le difficoltà economiche. Un fenomeno in aumento dal 2010 che si è diffuso in rete, con l’acquisto di biglietti per concerti o viaggi.

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