Perché il 20 maggio tutti coloro che stanno alla sinistra di Minniti dovrebbero venire a Milano da ogni parte d’Italia per partecipare alla manifestazione «Milano come Barcellona» per l’accoglienza?
Ce lo dicono le cronache di questi giorni, ce lo dice la follia della legge sulla legittima difesa, ce lo dicono le delinquenziali farneticazioni sulla collusione tra chi salva vite e i trafficanti di uomini.

E ce lo dice la mega-parata militare fatta alla stazione Centrale, con protagonista collaterale un Salvini telefonato e esultante nelle sue dirette social, che sembra (a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca) essere stata fatta apposta per mettere i bastoni tra le ruote degli organizzatori della manifestazione del 20. Che non sono il sindaco Sala e l’assessore Majorino (al quale va semmai attribuita l’idea di Milano come Barcellona) ma una vasta rete di associazioni, organizzazioni, uomini e donne singoli che vorrebbero dare un segnale di controtendenza rispetto alla canea razzista e securitaria che sta travolgendo il nostro Paese nella vita quotidiana, nella cultura diffusa, nella politica.

Ma come si può manifestare con chi sta nello stesso partito che ha prodotto il decreto Minniti-Orlando o il pastrocchio western della legge sulla legittima (si fa per dire) difesa, chiedono molti?

La risposta è tanto semplice quanto banale: fatti di chi sta in quel partito, trovare il modo di scioglierne le contraddizioni oppure (vi aspettiamo) uscirne.

Dovremmo semmai gioire del fatto che le contraddizioni stiano finalmente esplodendo in quel luogo che anche Saviano definisce della peggior destra che è diventato il Pd.

Quello che riguarda tutti, la vita e la condizione materiale di migliaia di persone, invece è la necessità urgentissima di fare argine a una sottocultura che sempre più scatena guerra tra gli ultimi.  Questa è la grande responsabilità che tutti ci dobbiamo assumere, portando con noi, il 20 maggio, le nostre idee, le nostre piattaforme, la nostra contrarietà al decreto Minniti come alla follia di chi pensa che un feto bianco valga più di una vita adulta se questa è colorata. Tanto più che gli organizzatori della manifestazione si stanno dimostrando sempre più aperti ad accogliere piattaforme oltre a quella – a detta di tanti troppo all’acqua di rose – su cui la manifestazione è stata lanciata.

Sta a noi decidere se far prevalere ancora una volta distinguo che nessuno fuori dai nostri account social è in grado di capire oppure se far vincere (e direi che questo è parecchio più importante, visto che riguarda la vita materiale di donne uomini e bambini) l’idea che la solidarietà e la capacità di accogliere non sono così minoritari in questo Paese come Renzi e Salvini o Minniti e Grillo ci vogliono far credere.

Esserci senza se, quindi. Ma portando i nostri contenuti, non fuori, non davanti, non dietro, non di fianco, ma dentro a quella che solo se sarà così potrà sarà una grande dimostrazione di umanità civile.

* presidente Arci Bellezza