Dopo avere incassato il no unanime, e preventivo, di tutti i sindacati alla proposta di un “piano scuola” che aumenta (si dice) l’orario dei docenti e taglia le supplenze brevi eliminando centinaia di precari in graduatoria, il governo registra l’altolà anche dell’Unione degli Studenti e della Rete degli studenti medi. Manifesteranno in tutte le città italiane il 10 ottobre, in attesa che l’esecutivo decida se e come dare seguito a un progetto per ora solo annunciato.

Il 10 ottobre gli studenti occuperanno strade e piazze «per un’istruzione libera e gratuita per tutte e tutti – afferma Danilo Lampis, coordinatore dell’Unione degli Studenti – per contrastare le linee programmatiche del governo che lancia un piano scuola che non prevede un punto centrale per rilanciare il sistema formativo, ossia le risorse».

La protesta viene giustificata in base alla situazione sociale: «Le altissime percentuali di dispersione scolastica, i costi sempre più alti per studiare, dai trasporti fino ai libri di testo, delineano un Paese che non crede più nel valore sociale dell’istruzione, che espelle tanti giovani da scuole e università, privilegiando un modello sociale ed economico fondato sulla precarietà».
L’opposizione è anche contro il Jobs Act che in autunno dovrebbe procedere nella discussione in Parlamento. Al momento, la maggioranza è divisa tra la richiesta di abolizione dell’articolo 18 avanzata dagli alfaniani e il rifiuto della “sinistra” del Pd di riaprire la questione. Per gli studenti Uds «si continua a inseguire il mito fallace della precarietà come risoluzione della crisi». Per loro il 10 ottobre è l’inizio di una mobilitazione che culminerà il 14 novembre «data centrale per ricostruire un ampio fronte di opposizione sociale». «La nostra scuola negli ultimi anni è stata soggetta a continui tagli, privata del suo ruolo sociale – afferma Alberto Irone, Rete degli Studenti Medi – La scuola necessita di una rivalutazione, di un ripensamento complessivo, che parta dal basso,

Nulla si è più saputo del “Patto per la Scuola” promesso dalla ministra Giannini». La rete si muove sui seguenti obiettivi: reale garanzia del diritto allo studio con una legge nazionale; creazione di una “governance” scolastica, fondata su una riforma dei cicli; abolizione del numero chiuso per l’accesso all’università.