Ikram Nazih è libera: ieri l’udienza di appello si è conclusa con un mezzo ribaltamento della sentenza di primo grado. Alla fine di giugno la giovane italo-marocchina, 23 anni, nata a Vimercate, era stata condannata a tre anni di prigione e al pagamento di una multa di 50mila dirham, poco meno di 5mila euro.

La sua colpa: nel 2019 aveva pubblicato sui social una vignetta che definiva un passaggio del Corano, la sura 108 (nota come sura dell’Abbondanza), come «versetto del whiskey». Post poi cancellato, dopo gli attacchi ricevuti da un’associazione religiosa.

ERA STATA PER QUESTO condannata per blasfemia da una corte di Marrakesh, poco dopo essere tornata da Marsiglia (dove studia) nel paese di origine, a Casablanca, per la festa del Sacrificio. Secondo le ricostruzioni, a portare all’apertura delle indagini era stata proprio la segnalazione dell’associazione religiosa che aveva tacciato il comportamento di Nazih come insulto alla religione.

L’ultimo mese ha visto una mobilitazione importante del governo italiano. Il sottosegretario agli esteri Enzo Amendola è volato in Marocco dove, insieme all’ambasciata e al consolato italiano, ha dato il via a un lungo lavoro diplomatico, accompagnato da incontri con il team della difesa di Nazih e con la stessa Ikram, in cella.

Un lavoro che ieri ha portato a una risoluzione: come ci spiegano fonti della Farnesina, l’udienza iniziata ieri in tarda mattinata si è conclusa, dopo qualche ora di camera di consiglio, con la riduzione drastica della pena. Da tre anni a due mesi di reclusione e la cancellazione della multa.

A CONDURRE alla sentenza è stata anche l’assunzione di colpa della giovane che si è definita colpevole del reato di blasfemia, di cui – ha detto – non conosceva i termini legali marocchini. Una vittoria a metà, dunque, ma che ha comunque condotto al rilascio di Nazih (i due mesi di prigione sono stati di fatto già scontati). Ad attenderla fuori dal carcere di Rabat, c’era il padre, che la riaccompagnerà in Italia.

Si congratula la politica, con messaggi bipartisan dal Partito democratico alla Lega a Forza Italia. Commenta anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Assieme abbiamo seguito la vicenda dal primo momento, avendo a cuore unicamente il benessere della nostra connazionale, nel pieno rispetto del lavoro delle istituzioni e della giustizia marocchine», ha detto il ministro.