Una terra devastata dagli elementi, acqua e vento, cataste di detriti, un popolo atterrito e lacero. Immagini di dolorosa, atroce attualità che Damiano Michieletto ha scelto per raccontare Idomeneo di Mozart al Theater an der Wien, senza poter immaginare quando la scena avrebbe involontariamente incrociato la cronaca delle devastazioni degli ultimi giorni e settimane, in Italia come nelle Filippine. Creta è un rettangolo di terra martortiato, cosparso di scarponi e via via bruttato di detriti e oggetti, costantemente senza pace, via via che l’uragano, infuria sull’isola a causa dell’atroce giuramento del re. Idomeneo (Richard Croft, veterano del ruolo, tecnica impeccabile ma voce appannata) ha chiesto a Nettuno vita per vita, per salvarsi in mare e la vittima designata, scelta al primo incontro sulla terra ferma, non è altro che suo figlio ( la vibrante Gaelle Arquez, perfetta nei panni virili di Idamante).
Sul complesso e tesissimo rapporto padre-figlio, con una toccante scena funebre, al risolutivo passaggio dinastico sul trono, si incentra la costruzione drammaturgica di Michieletto, riverberata dagli opposti sentimenti di due donne: Ilia, (la soave quanto flebile Sophie Karthauser) principessa-migrante, che durante le danze finali partorisce su un materasso di fortuna un erede al nuovo re Idamante; Elettra, fatua ed elegantissima signora shopping addicted ( la bravissima Marlis Petersen che riesce persino a cantare a perfezione «Idol mio» cambiandosi nevroticamente d’abito a vista almeno cinque volte) che morirà avvinta alla sua scure, nel fango. Felici prove per Julien Behr, vigoroso Arbace, e per il solenne Gran Sacerdote di Mirko Guadagnini.
Con sortilegi da ipnotizzatore Michieletto piega tutti alle esigenze della sua lettura drammatica, ottenendo un risultato di forte impatto emozionale, ma mai sganciato dalla musica e dalla lettera del libretto. Formidabile sotto questo aspetto la collaborazione creata con René Jacobs, che ha fatto ormai della Freiburger Barockorchester uno strumento raffinato e mobilissimo, grazie al quale concerta e dirige con una ricchezza di colori e dettagli di stupefacente ricchezza, senza però perdere di vista la percepibili unità drammatica che concatena ogni scena, atto per atto. Eccellente la prove dell’Arnold Schoenberg Chor, i cui membri sono perfetti anche in veste di attori. La replica di domenica 17 è stata accolta da un successo calorosissimo, con vere ovazioni per Jacobs e la Petersen.
A ventiquattrore di distanza la raffinatissima programmazione del Theater an der Wien permette uno stimolante confronto diretto con la musica di Salieri, grazie alla recita concertante di Les Danaides, proposto da Les Talents Lyriques guidati da Christoph Rousset, una produzione di Palazzetto Bru Zane. Scritta per il pubblico di Parigi nel 1784 ( tre anni dopo la prima dell’Idomeneo) l’opera merita di essere conosciuta per esemplare concisione, felicità di scrittura e soluzioni drammatiche, che sfatano la vulgata di un compositore inamidato e retrogrado. Esecuzione felicissima, grazie anche ai due protagonisti, Tassis Christoyannis e Juith Van Wanroij, che sarà ripresa a Versailles e Metz, per diventare un disco di sicuro riferimento.