Non amavano volare. Anzi, li assaliva una paura ancestrale al pensiero d’imbarcarsi su un aereo. Il Lecce, la squadra di calcio in cui militavano nel campionato di serie B, doveva giocare in trasferta a Varese e loro, i difensori Michele Lorusso e Ciro Pezzella, due dei protagonisti della storica promozione del ’76, avrebbero viaggiato in treno. Ma il treno, un direttissimo che partiva di sera da Lecce per Milano, lo avevano perso. E allora si misero in macchina con l’intento di raggiungerlo alla stazione di Bari e arrivare in tempo per aggregarsi al team dei compagni già in Lombardia. La Mercedes di Pezzella, quel 2 dicembre 1983, non giunse mai a destinazione: a meno di venti chilometri dall’ingresso in città impattò con un’auto che aveva invaso l’altra corsia per l’asfalto reso scivoloso dalla pioggia. Non ebbero scampo e da subito assursero a simboli da perpetuare nell’immaginario della tifoseria giallorossa del Lecce. In vista della ricorrenza annuale fin dallo scorso ottobre un gruppo internazionale di street artist si è messo al lavoro nel capoluogo salentino per realizzare cinque giganteschi murales sulle facciate di altrettanti condomini di edilizia popolare, alti sei-sette piani, ubicati nella zona periferica della 167-B del quartiere Stadio.

Il progetto è promosso dall’associazione 167 Art project (un laboratorio di arte urbana), patrocinato dal Comune di Lecce e dall’ente Arca sud Salento. Trovandosi nel quartiere Stadio, uno dei murales, il più ammirato, è a tema sportivo con dedica a Lorusso – Pezzella e alla città di Lecce (Lorusso peraltro, con 418 partite disputate dal 1970 al 1983, detiene il maggior numero di presenze di tutti i tempi in maglia giallorossa). I due giocatori appartengono al periodo che si ricorda ben volentieri nella storia calcistica della città, quello del presidente Franco Jurlano e dell’allenatore Eugenio Fascetti; il clima euforico che si respirò per la squadra di allora è rimasto inattaccabile nel tempo. Nel murales sono raffigurate, oltre alle gigantografie dei due sfortunati atleti con la scritta “Ciro e Michele eterne bandiere”, la colonna d’epoca romana che sorregge la statua di Sant’Oronzo dominante la piazza omonima, centro della città, e una folla esultante di tifosi che manifesta devozione ai colori sociali. L’autore dell’opera è Francesco Ferreri, leccese, esponente di spicco della street & urban art e meglio conosciuto a livello internazionale come Chekos’ Art. E’ prassi diffusa, per gli aderenti a quel tipo di performance artistiche, usare dei pseudonimi firmando le proprie opere. Qui a Lecce, a parte Bifido, casertano, hanno lavorato artisti di paesi europei come la spagnola Julieta, il serbo Artez, il francese Mantra.

L’intervento di pittura murale nella zona dello stadio leccese del Via Del mare ha interessato le facciate di edifici per abitazioni popolari gestite dall’ente pubblico Arca sud Salento (ex Istituto autonomo case popolari) ed è compreso nel progetto più ampio di riqualificazione delle periferie e di rigenerazione urbana che il Comune di Lecce intende condurre anche negli agglomerati residenziali della fascia costiera adriatica rientrante nel territorio comunale. I dipinti di enormi dimensioni eseguiti sui muri esterni degli edifici richiedono l’apporto di mezzi meccanici confacenti, come le gru mobili, e di adeguate imbracature per consentire agli street artist di lavorare in assoluta sicurezza. Ma il tutto non sarebbe andato in porto senza la determinante collaborazione del parroco della chiesa di San Giovanni Battista che polarizza lo svolgersi della vita sociale in quel quartiere. Don Gerardo Ippolito ha messo a disposizione degli artisti gli alloggi della canonica e ha offerto loro il vitto per il tempo occorso al completamento dei dipinti. Inoltre si è addossato gli oneri del noleggio dei mezzi, nonchè le spese per l’acquisto dei colori e dei materiali vari. La parrocchia non è nuova a forme di arte sperimentale: i muri che perimetrano i diversi locali annessi alla chiesa sono stati ravvivati qualche anno fa da un continuum pittorico di alcune centinaia di metri. Il complesso parrocchiale di San Giovanni Battista peraltro, sorto una dozzina di anni or sono, è opera di due nomi di rilievo dell’architettura contemporanea: Franco Purini e Laura Thermes, partner nella vita professionale e privata. La poetica progettuale scaturita dallo studio che ha portato alla realizzazione del fabbricato religioso, oltre al rimando di una visione inequivocabile dai tratti metafisici degli esterni, riecheggia la stagione del razionalismo italiano, ancora oggetto di differenti interpretazioni critiche, prolungatasi oltre i margini convenzionali.

L’iniziativa a favore del recupero delle periferie e dello sviluppo socio-commerciale delle marine del leccese rientra negli impegni intrapresi con approccio innovativo dall’amministrazione comunale di centro-sinistra che da luglio scorso guida le sorti della città. L’obiettivo, attraverso ricorrenti incontri pubblici, è di avanzare proposte di progettazione partecipata che vadano a incidere in modo mirato negli ambiti urbani che presentano emarginazione e squallore per carenza di servizi essenziali e infrastrutture basilari. Ma nelle situazioni di criticità, proprie delle periferie, quanto possono incidere dei segnali modesti per avviare un principio di rivitalizzazione del tessuto urbano e sociale? I murales sulle facciate dei casermoni dei quartieri lasciati immiserire nel degrado, di qualsiasi città ben inteso, da soli ovviamente non danno risposte appropriate ai gravosi problemi coi quali si dibattono i loro abitanti, anche se nel tortuoso percorso verso una possibile riqualificazione squarciano intanto l’uniforme grigiore ambientale che li circonda. FEDERICO CARTELLI